lunedì 16 agosto 2010

Fiammiferi da non accendere.

Per tutta la vita Giuseppe Donati collezionò scatole di fiammiferi. Ora la sua raccolta é custodita nella biblioteca comunale di Faenza.




Pochi ne avranno sentito parlare, ma la “fillumenistica” non è la parente povera della filatelia. Anzi, il collezionismo delle figurine delle scatole dei fiammiferi precedette quello assai più noto dei francobolli. In Italia, a partire dalla metà dell'Ottocento, queste figurine in cromolitografia illustrarono e commentarono storia e fatti nazionali e internazionali. Introdotte dai fabbricanti di fiammiferi soprattutto per rendere il prodotto più attraente e battere la concorrenza, hanno rappresentato a lungo un mezzo di divulgazione di notizie e di cultura in un'epoca in cui analfabetismo e indigenza escludevano il popolo dall'informazione. La moda di raccoglierle si diffuse intorno al 1860 e appassionò uomini e donne. Mentre le nostre trisavole, cucendo insieme le policrome figurine e rifinendole con frange, ne ricavavano quei tappeti e quei paraventi coi quali amavano ornare il tinello “gozzaniano”, c'era chi le raccoglieva per farne collezioni più o meno importanti. Una delle più ricche, visibile oggi al pubblico, è quella di Giuseppe Donati: 30.000 figurine raccolte in 15 album, di proprietà della biblioteca comunale di Faenza.
Era, Giuseppe Donati, un sarto alla maniera artigiana di un tempo. Modesto e laborioso, scapolo e un po' misantropo, riempì la sua vita di una grande passione, che si era accesa in lui fin dalle elementari: raccogliere scatole di fiammiferi. A Faenza raccontano che più volte confezionò abiti a clienti che gli procuravano in cambio pezzi mancanti. E che girava con le tasche piene di scatole di fiammiferi, duplicati ovviamente, cercando occasioni per barattarle con nuovi esemplari.
Nell'autunno del 1935, ormai avanti negli anni, il sarto si presentò al direttore della biblioteca e gli offrì la raccolta in eredità. L'insolito lascito fu accettato e alcun mesi dopo, il 21 dicembre 1936, all'età di 81 anni, Giuseppe Donati morì.
Sfogliare quegli album è come consultare un 'enciclopedia illustrata dello scibile del tempo: ci sono le invenzioni e le grandi scoperte, la serie degli uomini e delle donne illustri, la flora e la fauna, la moda e gli sport, i nuovi mezzi di trasporto, le guerre, le opere liriche, i grandi poemi e romanzi, le esposizioni nazionali e internazionali. Se Giuseppe Donati vedesse oggi la sua raccolta ammirata da tanti intenditori, si sentirebbe ripagato degli sforzi di tutta una vita.
Ida Ricci Curbastro

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