lunedì 31 gennaio 2011

Minestra della Garfagnana (con pancetta croccante)

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“Belli capelli, capelli bianchi,
che si fermarono a una fontana a pettinare gli anni,
capelli stanchi, dentro allo specchio di un bicchiere di vino,
belli capelli, che stanotte è notte, ma verrà mattino.”
(Francesco De Gregori  -Belli capelli-)

Le rughe come solchi di aratri che scrivono sulla pelle.  In quelle rughe, in quello sguardo antico la nostra memoria.

il 'vecchio'Mani ruvide, gonfie, callose. Mani che hanno conosciuto la fatica, che hanno lottato. Mani stanche, mani che hanno abbracciato, accarezzato,  amato. Mani che parlano di solitudine……mani calde e rassicuranti…….mani di cui sento la mancanza…….

le mani

Gli anziani sono un dono,  la loro esperienza di vita, la loro creatività, un bene profondo.

i suonatori

La loro dignitosa compostezza m’intenerisce….

locorotondo

… seduti su una panchina affacciata sul  molo,  osservano con pacatezza e accondiscendenza  il mondo affannato che corre invano….per andare dove, poi?

Collage the man in red

  Il  loro stupefacente senso di ‘libertà’ , l‘ingegnosità’ e la capacità di adattamento ad ogni situazione del quotidiano mi  diverte…..

016.jpgqusara la loro  spiccata personalità, la loro incantevole leziosità……mi struggono…..

Miss America

Lo stereotipo è quello di percepire la ‘vecchiaia’ esclusivamente come un periodo di declino fisico e mentale. In realtà la ‘vecchiaia’ è molto, molto di più, è talmente piena di sfaccettature che varrebbe davvero la pena ricercarle, conoscerle e apprezzarle. Se è vero che ‘ terza’ età è spesso sinonimo di indigenza, solitudine e abbandono, è pur vero che molti anziani riescono a coglierne  un significato nuovo considerando la loro ‘condizione’ con serenità e dignità,  scoprendo che si tratta di un tempo speciale della vita  di un uomo che può offrire nuove opportunità di crescita e di impegno. La ricchezza umana, l’esperienza e la saggezza accumulate nel corso di una vita intera, non devono andare  perse. Gli anziani sono il nostro passato ma anche lo specchio del nostro futuro perchè la ‘vecchiaia’ cresce con noi :-)

Capita ad ognuno di noi  di andare talmente di fretta che quasi non ci accorgiamo del tempo che scorre sotto i nostri piedi. Fermiamoci un attimo. Prendiamo  respiro, profondamente.  Decidiamo di andare a rallentatore per un breve tratto di questa nostra vita.

Pensiamo ad esempio ad un piatto che ha bisogno di essere preparato  con morbida lentezza, a partire dall’ammollo dei legumi e poi nella cottura che oziosamente si prolunga per un’ora tonda tonda……. il risultato sarà questa deliziosa minestra dall’alto valore nutrizionale, ricca di vitamine  e sali minerali, indispendabili per affrontare al meglio il periodo più freddo dell’anno.

Ingredienti per 4 persone:

500 gr tra orzo, farro, lenticchie rosse, piselli, fagioli misti

una costa di sedano

1 cipolla di tropea

1 carota

2 fette di lardo di colonnata (un pò spesse)

rosmarino (qualche rametto)

tre/quattro foglie di bietola

2 fette di pancetta tesa a testa

500 gr di patate sbucciate e tagliate a cubetti piccoli

sale pepe q.b

olio extra vergine d’oliva q.b.

 

Procedimento:

mettete in ammollo per almeno un paio d’ore il mix di cereali e legumi dopo averli sciacquati sotto l’acqua corrente.

Tagliate le due fette di lardo a cubetti

tritate finemente cipolla, carota e sedano; tagliate a cubetti le patate, le bietole a listarelle e tritate grossolanamente gli aghi di rosmarino.

In una casseruola antiaderente fate soffriggere leggermente il lardo, in questo modo sprigionerà tutto il suo profumo

aggiungete il rosmarino tritato, e il mix di carota sedano e cipolla. Quando la cipolla sarà diventata trasparente mettete le listarelle di bietola, le patate  e fate insaporire bene poi coprite con acqua, aggiungete un pò di sale grosso e chiudete la casseruola con il coperchio,  portate a cottura come per un normale brodo vegetale. A questo punto aggiungete il mix di cereali e legumi (precedentemente messi in ammollo), e riportate a bollore,  chiudete con il coperchio e abbassate la fiamma al minimo

facendo sobbollire dolcemente la minestra per circa un’ora.

A cottura ultimata aggiustate di sale e pepe, condite  con  del buon olio extravergine d’oliva e servite accompagnando questa deliziosa minestra la con delle fette di pancetta tesa abbrustolite in un padellino antiaderente così da renderle belle croccanti.

Il giorno dopo sarà anche più gustosa!

Ho nostalgia di mio padre per non averlo potuto ‘amare’ come anziano e di mia nonna Iride per non averla potuta ‘amare’  che con un cuore di bambina.

Ringrazio  Arzach per avermi ‘concesso’ ancora una volta le sue foto così  piene di commovente umanità, dove la realtà è ‘catturata’ nei suoi più piccoli, incredibili e gustosissimi particolari :-)

Alla prossima

la vostra Pippi

;-)

venerdì 28 gennaio 2011

Le Ricette Molisane: "Peparulesse alla candra"


"Peparulesse" a piacere
q. b. di aceto di vino bianco

Per questa preparazione occorre una quantità di "peparulesse", sode ed integre, proporzionata alla grandezza della "candra". Lavate le "peparullesse, asciugatele e sistematele intere nella "candra", avendo l'accortezza di non lasciare spazi vuoti.
Ponete sul fuoco una pentola con uguale quantità di acqua ed aceto, portate a bollore e versate il liquido sulle "peparulesse", fino a ricoprirle.
Chiudete con un coperchio e, nei giorni successivi, controllate il livello del liquido e, se necessario, aggiungete aceto puro e
conservate la "candra" in luogo fresco .

Le "peparulesse" sono particolari peperoni rossi, dalla forma rotonda, meglio conosciuti come peperoni a ciliegia che, in prevalenza, vengono conservati per l'inverno quando, debitamente "spurgati" in acqua corrente e privati dei piccioli e dei semi, vengono utilizzati in diverse preparazioni.
A San Martino in Pensilis, la "candra" accoglie una grande varietà di frutti, dalle fave alle pesche, dalle cipolline al melone, dai lamponi a quanto di meglio la campagna offre. Il tutto coperto di aceto di vino bianco.
"'A cumposta" era una riserva alimentare per tutta la famiglia: i frutti in essa conservati, all'occorrenza, erano utilizzati per accompagnare gli antipasti delle grandi occasioni o per sgrassare la carne di maiale ma, quasi sempre, per contornare ed arricchire di sapore i grandi ruoti di baccalà cotto sotto la "coppa".
A Macchiagodena, il giorno dell'uccisione del maiale era tradizione "pescare" nella "candra" o dalla "runcella", recipiente di terracotta smaltata, panciuto e dalla bocca stretta, le "peparulesse" necessarie a preparare il condimento per la polenta, con un soffritto di ventresca e cipolla.
http://www.moliseturismo.eu

giovedì 27 gennaio 2011

L'alba? ...mai vista una!

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> Quello che adoro fare rispetto al mio periodo giovanile è dormire fino a tardi.
> Come al solito nella mia vita tutto si svolge all'incontrario.
> I giovani dormono tanto. I vecchi dormono poco.
> Ho sempre creduto che dormire fosse una perdita di tempo.
> Ora con l'avanzare dell'età considero il dormire una rigenerazione e ogni volta che mi alzo, qualsiasi ora sia, per me è una nuova alba.
> ...Reset...comincia un nuovo giorno. Ho una nuova opportunità.
>
>
>
>

mercoledì 26 gennaio 2011

Paté di fegatini di pollo 2 (in pentola a pressione WMF)

 

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Capita anche a voi?

Mi guardo, mi scruto, un occhio, l’altro, la bocca, le rughe (che si affacciano sul mio viso), i capelli indefinibili,  le mani, le dita, le mie unghie sempre troppo piccole, la pelle con  i suoi nei, le gambe, le poche ma percettibili cicatrici ognuna con una storia……ed è tutto così stranamente familiare, così rassicurante. A volte mi piaccio a volte però mi rifarei daccapo.

Ma sono io, la Pippi di sempre.

Ogni tanto fa bene guardarsi da distanza ravvicinata, come sotto una lente d’ingrandimento, serve per non perdere la dimensione della propria esistenza e della propria presenza. Spesso devo lottare per non sentirmi invisibile.

Ma sì sono io, la Pippi di sempre.

Con tante insicurezze e la voglia di diventare ‘adulta’. Con qualche ruga in più ma la voglia ‘buttarsi’ per rincorrere un sogno.

;-)

E’ come un re-loaded questo post perchè in realtà ho già proposto questo paté molto tempo fa, adesso ho provato a realizzarlo con la pentola a pressione Perfect Plus di WMF e devo dire che il risultato è straordinario!

Ingredienti:

600 gr di fegatini di pollo

2 coste di sedano

2 carote

2 scalogni

timo e maggiorana freschi

alici sott’olio 3/4

capperi 5/6 cucchiai

1/2 bicchiere di vino bianco

1 bicchierino di cognac

olio extra vergine di oliva

sale e pepe

Procedimento:

Per prima cosa pulite i fegatini togliendo tutte le impurità e sciacquateli bene sottol’acqua fredda.

Preparate un mirepoix di sedano carota e scalogno e tritate anche le erbette fresche.

Nella pentola a pressione  mettete un filo d’olio, giusto per far soffriggere le verdurine, poi aggiungete anche le erbette.

A questo punto  quando lo scalogno è diventato trasparente, aggiungete i fegatini e fateli rosolare molto bene, sfumate con un pochino di vino bianco, fate evaporare bene l’alcool e poi aggiungete i capperi e le acciughe. Mescolate bene in modo che le acciughe si disfino. Chiudete il coperchio della pentola a pressione e a fuoco vivace portate in pressione. Abbassate la fiamma al minimo e da questo mometo contate 7 minuti.

Spegnete il fuoco, fate sfiatare lentamente la pentola e poi aprite. Rimettete sul fuoco e aquesto punto aggiungete il cognac che farete velocemente evaporare. Togliete dal fuoco e  regolate di sale e pepe. Con un mixer ad immersione frullate i fegatini in modo da ottenere una crema densa. Aggiungete l’olio extravergine solo adesso incorporandolo delicatamente  per rendere il tutto  più fluido e cremoso.

Non ha nessuna pretesa di essere il vero paté toscano, chiariamo, è come la storia del ragù… è solo il paté della Pippi, facile, veloce, poco costoso ma dalla resa eccezionale.

 

 

 

I sogni sono preziosi.

Ti fanno sentire viva e allontanano le paure

…e a volte…..non sempre ….ma a volte ……si realizzano.

Nel frattempo…… che aspetto il mio sogno….

vi dò appuntamento

alla prossima!

la vostra

Pippi  ( così com’è )

;-)

martedì 25 gennaio 2011

Le Ricette Molisane: "Pezzelle" all'uso antico


3 uova
3 cucchiai di zucchero
3 cucchiai d'olio d'oliva extravergine
un bicchiere di latte
una tazza di farina
un bicchierino di rosolio
una cotenna di maiale
la scorza di un limone

In una terrina, sbattete le uova con lo zucchero, l'olio ed una grattata di scorza di limone.
Unite, poco alla volta, la farina, il latte e il rosolio, a vostro piacimento, mescolando fino a formare una pastella che farete cadere in giusta dose sull'apposito ferro scaldato sul fuoco e unto all'interno con la cotenna di maiale.
Chiudere il ferro, poggiatelo sul fuoco e fate cuocere la "Pezzella" da ambo le parti, per tutto il tempo occorrente a recitare due avemarie.
Fatto ciò aprite il ferro, staccare la "Pezzella", che metterete da parte, quindi continuate in tal modo fino a che sarà finita la pastella.

Le "Pezzelle" erano gustate, a due a due, farcite con mosto cotto ristretto a crema o con marmellata di amarene o di melecotogne.
http://www.moliseturismo.eu/web/turismo/turismo.nsf/0/A37EA42B2E01930EC12575D8002BD48C?OpenDocument

domenica 23 gennaio 2011

Pane ai cereali con parmigiano e peperoncino

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Le parole sono tornate.

Si accavallano  e quasi si abbarbicano ai pensieri che oggi mi frullano nella testa. Alcune parole sono ‘musica’,  ‘profumi’ e ‘sapori’, le mie preferite.

Ci sono parole  che vorrebbero lanciarsi come cavalli al galoppo, ma  che trattengo perché, forse,  ancora troppo presto;  altre invece sono uscite, timidamente, ma non sono state capite. Ci sono parole che feriscono e  mi fanno paura, altre invece, inaspettate, in cui  mi specchio.

Ci sono parole  inutili, che non dicono niente, altre che dicono tutto. Ci sono parole di troppo, dette con eccessiva facilità, che mi confondono, ma ce ne sono d’incantevoli che mi rassicurano.

Ci sono parole sincere, altre bugiarde. Parole  come  fardelli insopportabili, altre che  hanno il potere di guarire i miei dolori.

Parole che vanno e parole che vengono.

Parole che non ascolterò più e che mi mancheranno per sempre, altre che rappresentano un punto di riferimento imprescindibile.

Ci sono parole ‘rumorose’ che  stridono,  altre delicatamente ‘silenziose’ che  mi fanno sognare.

Tante parole. Le mie, le vostre.

Un mondo di parole.

;-)

Tra tutte queste parole ce n’è una che io adoro in modo particolare: PANE.

E’ un pane ai cereali saporito e profumato perchè arricchito con parmigiano e peperoncino. Ho scovato questa farina al supermercato. E’ particolarmente adatta per fare  un buon pane fatto in casa  in breve tempo soprattutto perché contiene al suo interno, già miscelato, il lievito di birra e il sale. 

Ingredienti per tre filoncini:

1 kg di farina

760 ml di acqua tiepida

150 gr di parmigiano reggiano grattugiato

peperoncino e origano q.b.

Procedimento:

in una terrina o nell’ impastatrice versate la farina, il parmigiano, il peperoncino e l’origano, aggiungete poco alla volta cominciando ad impastare, l’acqua leggermente intiepidita. Lavorate benissimo l’impasto deve risultare estremamente morbido. Fate una palla che metterete a lievitare, ben coperta e in un luogo lontano da correnti d’aria e spifferi, per un‘oretta e mezzo circa. Una volta lievitato mettetelo sulla spianatoia  e ricavatene tre pezzi che comincerete a lavorare delicatamente con le mani, ripiegando i bordi verso l’interno. 

Date la forma allungata  ad ogni pezzo di pasta, per ottenere dei filoncini. Adagiateli sulla teglia  foderata di carta da forno, praticate delle incisioni sulla loro superficie e poi ricopriteli con un telo per la seconda lievitazione. Questa volta basterà una mezz’oretta circa.

Infornate a 220° avendo cura di aver messo in precedenza, all’interno del forno, una scodella con dell’acqua in modo da creare un ambiente umido. Cuocete per circa 30 minuti e poi sfornate. Fate raffreddare i filoncini mettendoli sopra una griglia, in modo da far uscire tutta l’umidità.

E’ un pane  che si adatta bene a salumi e formaggi, ma che si mangia di buon grado anche da solo o spalmato semplicemente con una delicata maionese… 

e un pomodorino.

Felice di aver finalmente  ritrovato le ‘mie’ , auguro a tutti voi una vita traboccante di meravigliose parole!

Alla prossima

la vostra

Pippi

;-)

sabato 22 gennaio 2011

Le Ricette Molisane: Sagne e "Cicerchie"

400 g di farina
300 g di cicerchie
una fetta di lardo di prosciutto
400 g di pomodori pelati
un mazzetto di basilico
un ciuffo di prezzemolo
uno spicchio di aglio
una cipolla
un peperoncino
un dl di olio di oliva extravergine
q.b. di sale

Pulite le cicerchie per eliminare eventuali impurità, lavatele e mettetele a bagno per almeno 12 ore, quindi sciacquatele e fatele cuocere, a fuoco basso, in una pentola con 2 litri di acqua fredda, uno spicchio di aglio e un pizzico di sale.
Per le"sagne", sulla spianatoia, impastate la farina con un pizzico di sale, un cucchiaio di olio e l'acqua necessaria ad ottenere un composto liscio e piuttosto sodo. Con il mattarello tiratelo in una sfoglia non molto sottile, infarinatela, arrotolatela su se stessa e, con un coltello a lama liscia, ricavate delle tagliatelle non molto larghe; spezzatele della lunghezza di pochi centimetri, quindi allargatele sulla spianatoia infarinata e fatele asciugare.
Intanto, preparate il condimento: "adacciate" cipolla aglio e lardo di prosciutto e fateli soffriggere dolcemente in un tegame con l'olio.
Unite i pomodori lavati e sfilettati, il basilico ed il prezzemolo tritati ed un pezzetto di peperoncino. Insaporite di sale e fate cuocere per 15 minuti.
Quando il sugo è pronto, versatelo nella pentola delle cicerchie ormai cotte; aggiungete dell'acqua calda, fate insaporire per pochi minuti, quindi unite le "sagne" e fatele cuocere nella minestra. Togliete dal fuoco, lasciate riposare per 10 minuti e portate in tavola.

Le cicerchie, uno tra i più antichi legumi conosciuti dall'uomo, fino alla fine degli anni Cinquanta, sono state largamente utilizzate nell'alimentazione sia sottoforma di farina per preparare polente, la "Fracchiata", sia per accompagnare minestre, zuppe, polente e pizza di granone, condite semplicemente con olio lardo ed aglio soffritti. Tra le diverse preparazioni, "Ru muocche" dell'Alto Molise, dove la coltivazione della cicerchia, oggi, è largamente rivalutata.
http://www.moliseturismo.eu/web/turismo/turismo.nsf/0/A37EA42B2E01930EC12575D8002BD48C?OpenDocument

venerdì 21 gennaio 2011

Le Ricette Molisane: "Spaccatielle"

Fichi a perfetta maturazione
q. b. di foglie di lauro

Per questa preparazione, scegliete dei fichi maturi ma sodi e sani.
Strofinate, uno per volta, i fichi con un telo pulito, tagliateli a metà e metteteli su una "pagliola" al sole, ricordandovi di ritirarli ogni sera.
Appiattite e rivoltate spesso i fichi e, quando saranno essiccati, infilateli con delle canne, intrecciatele.
Diversamente, potete disporre i fichi in un cestino di paglia, alternandoli a foglie di lauro.

Gli "Spaccatielle" di origine arberesche, sono chiamati così perché, appena raccolti, venivano spaccati in due e messi ad essiccare al sole, su grate di canna. Una volta stagionati, i fichi erano farciti con noci e mandorle tostate e tenuti insieme da stecchi di canne. Le "chiecate" erano appese al soffitto della cucina e conservate per l'occasione.
Se amate consumare i fichi secchi, acquistateli già pronti e confezionateli, come si faceva un tempo.
Per le "Ficuracconce", immergete per lungo i fichi nel mosto cotto, quindi sgocciolateli e conservateli.
Per i "Fichi al cioccolato", aprite i fichi e farcite con una mandorla tostata, quindi intingeteli nel cioccolato fondente, sciolto a bagnomaria ed aromatizzato con una spolverata di cannella, sgocciolateli sulla gratella del forno e conservateli.
I preparare i "Fichi ripieni", aprite i fichi e farcite con un trito di mandorle noci e cioccolato fondente; una volta richiusi, immergeteli in una ciotola con vino bianco dolce e fateli asciugare per qualche minuto in forno tiepido.
Comunque li prepariate, avvolgete i fichi con foglie di lauro e conservateli in scatole di latta o in cestini di paglia rivestiti con carta oleata, allieteranno le festività natalizie.

http://www.moliseturismo.eu/web/turismo/turismo.nsf/0/26E6250930FC5FA6C12575A6002D554C?OpenDocument

giovedì 20 gennaio 2011

Le Ricette Molisane: "Gli Cutturieglie" di Sessano


750 g di farina di granone
2 l di acqua
4 "cacchi" di salsiccia sotto sugna
alcune "tracchiullelle"
una fetta di ventresca
½ dl di olio di oliva extravergine
una cipolla
un dl di vino bianco secco
un peperoncino a piacere
abbondante formaggio pecorino grattugiato
q. b. di sale

In un tegame di terracotta fate soffriggere nell'olio la cipolla affettata finemente con le "tracchiulelle", la ventresca e le salsicce con un po' della sugna in cui sono conservate. Quando la carne è ben rosolata, inumidite con una spruzzata di vino, insaporite di sale e peperoncino e fate cuocere a calore moderato.
Portate a cottura, un po' più del solito, la polenta preparata nel solito modo, secondo le regole indicate nella ricetta base; versatela sull'apposito "tagliere", leggermente unto di olio, datele una forma rotonda e portatela in tavola.
A questo punto, con la ritualità di una volta, aiutandovi con una forchetta intinta nel condimento, disponete gli "gnocchetti" di polenta nei piatti individuali e conditeli, alternandoli a uno di condimento e formaggio. Terminate con il soffritto rimasto, salsicce, "tracchiulelle", pezzi di ventresca ed un'abbondante spolverata di formaggio grattugiato.

.
Gli ingredienti per una buona polenta sono la qualità del granone che, in alcune zone, come Macchiagodena, è ancora coltivato per il proprio uso e macinato al mulino in pietra. Da esso una farina a grana fine, priva di umidità, grazie anche alla conservazione in appositi sacchetti di tela, che conferisce alla polenta la giusta cremosità. Il sapore di una buona polenta dipende anche dagli utensili adoperati, il caldaio in rame massiccio appeso al camino, al fuoco di legna di quercia, e la "cucchiara" di legno di pero, accompagnati dalla maestria di dosare la giusta quantità di farina, di regolare il suo incorporarsi nell'acqua, di stabilire la densità della polenta che non deve essere né lenta né dura. "Ri fattaruole" evocano lontane atmosfere: la trebbiatura; le donne che recavano sull'aia l'enorme "spasa" ricolma di polenta condita con un soffritto di tocchi di salsiccia e di lardo di prosciutto ed abbondante formaggio pecorino; la tavola intorno alla quale si mangiava tutti insieme, direttamente nella "spasa" bevendo un buon bicchiere di vino rosso e lodando l'abbondanza del raccolto.
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mercoledì 19 gennaio 2011

Le Ricette Molisane: Pizza di mele alla Triventina

500 g di farina 00 (più quella necessaria per la spianatoia)
250 g di burro a pomata
250 g di zucchero
2 uova
½ bustina di lievito per dolci
q. b. di mele

Versate la farina a fontana sulla spianatoia ed incorporatevi velocemente il burro, lo zucchero, le uova e il lievito; impastate fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Avvolgete la "panetta" con un canovaccio pulito e fatela riposare in luogo fresco per 30 minuti.
Intanto, tagliate le mele a fette e, trascorso il tempo indicato, sulla spianatoia infarinata stendete la "panetta", fino ad ottenere una sfoglia non troppo sottile.
Con essa foderate una tortiera leggermente unta ed infarinata, disponete uniformemente le fette di mele e copritele con una granella ottenuta sbriciolando la pasta frolla rimasta, con un po' di zucchero e farina.
Infornate la pizza in forno preriscaldato, a 180°, per circa 30-35 minuti.

Per una "pizza" più ricca, potete ricoprire la sfoglia, prima di disporvi le mele, con gherigli di noci triturati grossolanamente.
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lunedì 17 gennaio 2011

Biscottini al burro e limone (shortbread)

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Quando si hanno dentro poche parole è bene non sprecarle.

Oggi è una giornata di queste. Poche parole e quasi prosciugate.

Ma so che le ritroverò da qualche parte. Non sempre si può essere brillanti, solari e perfettamente in sintonia con il mondo.

Però questi biscottini sono nati ieri, quando ancora avevo parole e sorrisi, e soprattutto (altrimenti non sarebbero così carini) sono stati fatti con amore.

L’idea mi è venuta sfogliando il bellissimo libro di Cavoletto (Sigrid Verbert)  Regali Golosi, edito da Giunti.

Provateli perchè sono veloci e facilissimi da realizzare. Cavoletto ne propone varie versioni a me è piaciuta questa dal profumo di limone.

Ingredienti per circa 40 biscotti:

350 gr farina 00

210 gr. burro

140 gr. zucchero

2 cucchiai di latte

1/2 cucchiaino di sale

buccia grattugiata di due limoni biologici

Procedimento:

nella ciotola dell’impastatore mescolare la farina con lo zucchero e il sale, poi aggiungere il burro morbido e il limone grattugiato.

Impastate con il gancio K aggiungendo poco latte in modo da amalgamare il tutto. Raccogliete l’impasto  sulla spianatoia e compattatelo.

Stendetelo in una sfoglia di circa 1/2 cm di spessore. Bucherellatelo con l’apposito strumento e ritagliatelo a rettangolini che poserete su una teglia foderata con carta da forno.

Mettete la teglia in frigorifero fino a che il forno non sarà arrivato alla temperatura di 160°. Infornate  e cuocete per circa 20/25 minuti . I biscotti si devono  leggermente dorare. Metteteli su una griglia a raffreddare.

 

Regalateli ad una persona cara, saranno graditissimi.

Per ora ...  è tutto ……..

Alla prossima

la vostra Pippi (senza parole)

:-)

Le Ricette Molisane: Piccellate larinesi

500 g di farina 00
3 uova intere
3 cucchiai di zucchero
q. b. di vino bianco
una "presa" d'anice
due manciate di mandorle
due manciate di gherigli di noci
un vasetto di marmellata d'uva
un dl di mosto cotto
un'arancia non trattata
q. b. di mollica di pane raffermo
qualche cucchiaiata di miele
una stecca di cannella
3 o 4 chiodi di garofano
un uovo e zucchero semolato per pennellare

Per il ripieno, versate la marmellata in un tegame, aggiungete le mandorle e le noci tritate finemente, la buccia grattugiata e la mollica di pane sbriciolata. Aggiungete, poi, un trito finissimo di cannella ed i chiodi di garofano, amalgamate con il miele e il mosto cotto, fino ad ottenere un composto morbido, ma consistente.
Preparate ora la sfoglia: versate la farina sulla spianatoia a fontana; nell'incavo battete le uova con lo zucchero e una "presa" d'anice. Incorporate tutti gli ingredienti e lavorate l'impasto aggiungendo quel tanto di vino necessario ad ottenere un composto consistente. Stendete il panetto sulla spianatoia con il matterello infarinato in una sfoglia abbastanza sostenuta e sottile e tagliatela a rettangoli. Farcite ogni rettangolo con un po' di ripieno, ripiegatelo su se stesso, saldate i bordi con i rebbi di una forchetta e dategli la forma di un "colletto".
Quando avrete terminato pennellate i "Piccillati" con un uovo battuto, spolverizzateli di zucchero e, dopo averli disposti su una teglia unta, infornateli in forno preriscaldato, a 180°, per circa 30 minuti.
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venerdì 14 gennaio 2011

Le Ricette Molisane: "Fruffela de Bujane"

Un kg di verdura mista (verze rape bietola scarola lattuga)
una costa di sedano
700 g di farina di granone
q. b. di sale
un dl di olio di oliva extravergine
2 spicchi di aglio
un peperoncino piccante
q. b. di sale

La preparazione della"Fruffela de Bujane" avviene in due tempi.
Dapprima preparate la "Pizza di granturco": mettete la farina di granone in una pentola, aggiungete, alcune cucchiaiate di olio e, un po' alla volta, l'acqua bollente, già salata, necessaria ad ottenere un impasto della giusta consistenza.
Versate il composto, che non deve superare un dito di altezza in una teglia, abbondantemente unta di olio, pressandolo con le mani.
Fate cuocere la "Pizza di granturco" in forno caldo per quarantacinque minuti o, nel modo tradizionale, sotto la "coppa" coperta di brace.
Intanto, pulite le verdure e, dopo averle lavate accuratamente, fatele cuocere in abbondante acqua salata, scolatele e poi ripassarle in padella con olio aglio e peperoncino.
Aggiungere un po' dell'acqua di cottura delle verdure, aggiustate di sale e fate insaporire.
Sbriciolate la "Pizza di granturco" ancora tiepida, mettetela nella padella ed amalgamatela alle verdure.
http://www.moliseturismo.eu

Rivelazione...



> Ho sempre creduto di essere stata adottata e un po' la cosa mi piaceva. La sensazione della mia diversità e della mia unicità.
> I fratelli mi prendevano in giro dicendomi: "tu non sei nostra sorella...ti hanno adottato. Non vedi? I nostri capelli, i nostri occhi... diversi di tuoi".
> Sono sempre stata autonoma, molto indipendente e "adottata" mi dava quella importanza di cui avevo bisogno. Ero anche diversa nel mio modo di ragionare e di affrontare le più svariate situazioni.
> Un giorno: "mamma... ma io dove sono nata? E' possibile che mi abbiano scambiato nella culla? Mi sento così slegata da tutti..."
> "no tesoro ti ho partorito qui, in casa, proprio in quel letto. Eri così carina e quando ho visto i tuoi riccetti neri ho pensato: menomale almeno una con i capelli di papà!"
> Oh!

lunedì 10 gennaio 2011

Biscotti al triplo cioccolato

 

http://iocomesono-pippi.blogpsot.com

C’era una volta una bambina bella e la sua stella filante che volteggiavano, volteggiavano e volteggiavano…

La spontaneità dei bambini mi colpisce ogni volta, la loro totale libertà da schemi di vita prefissati mi incuriosisce.

La bella bambina volteggia  felice,  ignara di ciò che le sta intorno. Null’altro esiste, solo lei e la sua stella filante.

otranto

Il loro modo scanzonato di ‘guardare’ il mondo caotico e vorticoso dei grandi mi affascina. Il gioco si nasconde in ogni più piccola e insignificante cosa, anche dietro una transenna arrugginita

londra girl  e le emozioni? sono forti forti, inarrestabili e repentine, come un fiume in piena, come le onde del mare.

E’ un attimo passare dallo sbigottimento

artisti strada

alla paura

paura Ma, soprattutto, i bambini adorano mangiare  cose buone fatte con amore. Allora è come se il mondo smettesse di girare, anche il mondo dei grandi si ferma per un attimo. La concentrazione è tutta lì, in quel piattino

japaneese girls

o tra le manine sporche di cioccolata

londra bimbi gelato

il ‘dove’ o il ‘come’ non ha più importanza: seduti su una panchina o sul marciapiede non fa differenza…..è il ‘cosa’ e il ‘quando’ che è tutta un’altra storia!

:-)

Dedico questi biscottoni che racchiudono un 'paradiso’  di croccante cioccolata, a tutti i bambini del mondo. Ai vostri bambini, grandi o  piccini, ai miei, piccoli ‘scolari’ di cucina, a quelli degli altri che ancora non conosco e a quelli che verranno :-)

Ingredienti per circa 25 biscotti:

125 gr. di burro morbido

100 gr. di zucchero semolato

100 gr. di zucchero di canna

1 uovo

225 gr. di farina 00

2 cucchiai e 1/2 di cacao in polvere

1/2 cucchiaio di lievito per dolci

1/2 chcchiaio di bicarbonato

un pizzico di sale

60 gr. di gocce di cioccolato bianco

60 gr. di gocce di cioccolato scuro

Procedimento:

In una terrina montate a crema il burro ammorbidito con i due tipi di zucchero aiutandovi con una frusta o un cucchiaio di legno dino ad ottenere una crema morbida ed omogenea.

Aggiungete l’uovo leggermente sbattuto con una forchetta ed incorporatelo alla crema di burro con movimenti dal basso verso l’alto.

Setacciate la farina con il cacao, il lievito, il bicarbonato e il sale e aggiungetelo al composto mescolando accuratamente, poi aggiungete le gocce di cioccolato.

Fate delle palline grosse più o meno come una noce, avendo cura di inumidirvi le mani in modo che non vi si appiccichi il composto, e mettetele a 3 cm di distanza l’una dall’altra in una teglia foderata di carta da forno.

Cuocete in forno caldo a 180° per circa 10 minuti (ma anche meno). Non toglieteli subito dalla teglia perchè sraannoancora molto morbidi, lasciateli raffreddare leggermente e poi staccateli con una spatola molto delicatamente.

Sono strepitosi! Non dico altro.

p.s.: ringrazio Arzach per avermi gentilmente  prestato le foto dei bambini,   lo ringrazio, soprattutto, per il suo modo di  ‘guardare’ il mondo non scontato e fuori da ogni schema. Grazie :-)

Alla prossima

la vostra Pippi

:-)

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