martedì 30 novembre 2010

IL PADRONE DELLE ONDE (MURSIA)

Mario Dentone, ligure doc, racconta la Liguria del XIX secolo
e l’avventurosa vita di Geppin, padrone di barchi, di onde e di vento.
Un romanzo di mare e d’avventura, di predoni e naviganti, di miseria e amore
In libreria

La storia de Il padrone delle onde (Mursia, pagg. 336, euro 18,00), ovvero Giuseppe Vallaro, che per tutti fu sempre e solo Geppin, venuto al mondo a u cantu da groga, «l’angolo della gloria», a Moneglia, protagonista della grande epopea ottocentesca dei marittimi liguri. Una storia quella di Geppin che Mario Dentone, ligure doc, ha saputo trasformare in un romanzo di mare e d’avventura, di predoni e naviganti, di miseria e amore, nato grazie al fortunato incontro con un vecchio volume, ‘Capitani di mare e bastimenti di Liguria del secolo XIX’, scritto nel 1939 da Gio Bono Ferrari, storico della marineria.
“Tutto nasce da quel libro, un vero e proprio classico, enciclopedico ed epico, romantico e avventuroso insieme, e specificamente dal capitolo che Ferrari dedica a capitani e armatori di velieri di Moneglia”, spiega Dentone. “Qui ho trovato anche la biografia di Giuseppe Vallaro, tracciata sia pur brevemente, che mi è parsa subito affascinante, anzi, quasi fiabesca, ricca di imprese a dir poco eroiche, una vita di totale simbiosi dell’uomo col mare che, a raccontarla degnamente, ci vorrebbero i Melville, i Conrad e gli Hemingway, per non dire Defoe o Stevenson, e pochi altri”.
E la vita di Geppin fu davvero in simbiosi con il mare, sin dal suo battesimo quando“dalla pancia della madre si tuffò nella schiuma di un’onda lunga”, scrive Dentone. “E il prete sorrise e disse: ‘Affido questo bimbo al mare e al suo destino’”. Da ragazzo, poi, si spaccò la schiena come zavorratore, caricando sabbia per i grandi velieri oceanici ma, intanto, sognava l’orizzonte sempre più in là, dove può spingersi lo sguardo, perché il mare, come la fantasia e la volontà, non ha confini. Un giorno finalmente prese il largo e cominciò la sua avventura: il porto di Genova e le barche, la piccola lancia a remi, il leudo, la tartana per il primo viaggio da comandante fino a diventare vero capitano di lungo corso su un brigantino.

Mario Dentone, nato nel 1947, non si è mai allontanato dalla Riviera Ligure di Levante: Riva Trigoso, dove è cresciuto, e Moneglia, dove vive. È autore di alcuni romanzi, tra cui Equilibrio (1981, vincitore del premio Rapallo-Prove) e La Badessa di Chiavari (2007), di testi teatrali e saggi, tra cui Luigi Tenco. Per la testa grandi idee (2008), e ha contribuito a sceneggiature televisive e cinematografiche. Collabora alle cattedre di Storia del Teatro presso l’Università di Genova e di Scrittura creativa presso il polo universitario di Savona.

lunedì 29 novembre 2010

Il marzapane di Pietrasanta





E' il natale, è il sapore delle mandorle che "riempie" le nostre papille gustative gratificando ogni nostro desiderio... Cook & shock
Ingredienti:
400 gr. di mandorle già sbucciate,
400 gr. di zucchero,
4 chiare d’uovo.

Tritare le mandorle piuttosto finemente e metterle in una ciotola: aggiungere lo zucchero e mischiare bene. A parte montare le chiare d’uovo a neve ben ferma e incorporarle delicatamente alle mandorle. Distribuire l’impasto in uno stampo antiaderente per ciambelle, leggermente imburrato e spolverizzato di farina bianca. Infornare a calore moderato per 15-20 minuti.
(Fonte: Apt Versilia)

Babà Napoletano, un dolce per tutte le stagioni



Un dolce per tutte le stagione, anche se il periodo freddo ed invernale, grazie al rhum, ci si riscalda un pò!

Per l'impasto
farina gr.240
burro gr. 80
zucchero gr. 40
uova 4
lievito di birra gr. 20
sale fino gr. 4
per lo sciroppo al rhum
acqua cl. 30
zucchero gr. 160
rhum dl 1e1/2
per ungere
burro gr. 50

lievitazione 2 ore
cottura 15 min a 180°

Con un terzo della farina fare un panetto: sciogliere il lievito di birra in 2-3 cucchiai di acqua tiepida e amalgamarlo alla poca farina. Lavorare la pasta col polso, renderla liscia quindi metterla su un piatto infarinato a lievitare per una trentina di minuti. Quando si gonfia porla in una ciotola concava, versarvi le uova, il burro tenuto per qualche ora a temperatura ambiente e amalgamare con le dita. Aggiungere la restante farina, lo zucchero e il sale. Ottenuto un impasto morbido, sbatterlo più volte nel modo seguente: prenderlo tra le dita, sollevarlo e sbatterlo nella stessa ciotola fino a quando presenta delle bolle. A questo punto lasciarlo nello stesso recipiente per circa 40 minuti a lievitare. Quando è cresciuto, metterlo in 10 formette del diametro di 6 centimetri e dell'altezza di 5-6 centimetri unte di burro. Riempire le forme fino ad una loro metà. Far lievitare di nuovo quindi informare in forno già riscaldato a 180'. Contare il tempo di cottura da quando il dolce entra in forno.
Sformare i Babà e lasciarli raffreddare.
Preparare lo sciroppo facendo bollire per un paio di minuti l'acqua con lo zucchero. Porre un Babà per volta su un piatto fondo e versarvi lo sciroppo caldo su tutti i lati. Al momento di servire bagnare i Babà di rhum e sistemarli su un vassoietto ricoperto da un tovagliolo.

domenica 28 novembre 2010

Spaghettini, cicale e brandy (e il profumo del mare )

http://iocomesono-pippi.blogspot.com

Mai, come in questi giorni di pioggia insistente, mi assale la voglia di mare. Un mare pulito e trasparente, un mare  di un blu intenso che profuma di sale. Un mare che nasconde, dietro un’apparenza placida e quasi immobile, una natura mutevole e imprevedibile.

Un mare  che può essere generoso ma che richiede amore e dedizione.

Un mare che riempie il mio orizzonte.

Oggi, ispirata da queste belle foto che mi sono state gentilmente ‘prestate’ da Arzach, ho voluto preparare un piatto che del mare racchiudesse i suoi profumi ma sempre all’insegna della semplicità. Una ricetta che tutti possono realizzare in brevissimo tempo. Parola di Pippi!

Ingredienti per 4 persone:

500 gr di cicale di mare fresche

2 spicchi di aglio

2 piccoli scalogni

prezzemolo

1/2 bicchierino di buon brandy

50 gr di pomodini datterini

olio evo q.b.

320 gr di spaghettini

Procedimento:

1) pulite le cicale incidendo con una forbice il dorso partendo dalla coda

2) estraete la polpa che terrete da parte insieme al liquido che fuoriesce durante la pulizia

 

3) preparate un fondo di aglio, scalogno e gambi di prezzemolo tritati finissimi, metteteli in una padella capiente con un filo di olio evo.

4) versate nella padella la polpa delle cicale,  il loro liquido e alcune cicale che avrete lasciato intere. Fate insaporire bene.

5)  a questo punto sfumate con il brandy.

6) aggiungete i pomodorini datterini tagliati in quattro

7) nel frattempo avrete fatto lessare per 2/3 del tempo di cottura, gli spaghetti, in una casseruola con acqua bollente salata.

8) scolateli e versateli nella padella con il sughetto  e fate saltare la pasta aggiugendo se necessario dell’acqua di cottura .

9) a fuoco spento aggiungete una manciatina di prezzemolo tritato.

10) aggiungete del buon olio a crudo e servite  con generosità :-)

Alla prossima

la vostra Pippi

;-)

Inverno in Carnia MERCATINI & PRESEPI

Fra le vette innevate della Carnia, in Friuli Venezia Giulia, antiche tradizioni, folclore, buona tavola fanno da compagni a sci e sport invernali.
A Sauris il 4, 5 e 8 dicembre si svolge il tradizionale Mercatino dell’Avvento, un mercatino speciale, fatto di cose semplici create con il cuore, che trasforma l’intera frazione di Sauris di Sopra in un incantevole “paese del Natale”: per tre giorni, sulle tradizionali bancarelle disposte fra rustici stavoli e antiche case in pietra e legno si potranno ammirare e acquistare i più tipici oggetti in legno, ferro battuto, paglia, ceramica, lana cotta e feltro dell’artigianato carnico (fra cui gli scarpets, le tradizionali pantofole in velluto con la suola ricavata dal copertone di biciclette), addobbi natalizi, sculture e giocattoli in legno, lavori a maglia, tante idee regalo e prodotti della gastronomia locale, come il prosciutto crudo leggermente affumicato per il quale Sauris è conosciuta dai gourmet, la birra di Sauris, le ricotte affumicate, i formaggi di malga, i mieli di montagna, i dolci natalizi. Cose semplici, realmente artigianali, che – lontano dall’omologazione e dalla standardizzazione- riportano indietro nel tempo, e fanno gustare il piacere del dono inconsueto ed unico. Musiche, piccoli spettacoli di artisti di strada, danze tradizionali, distribuzione di vin brulè e biscotti natalizi fanno da contorno alle bancarelle e contribuiscono a rendere festosa l’atmosfera. Il resto dell’incanto lo crea Sauris, con i suoi splendidi panorami, le architetture uniche, i capolavori d’arte custoditi nelle sue chiese, la sua eccellente cucina, l’ ospitalità di assoluto livello in piccoli hotel o nell’albergo diffuso.
Pacchetto soggiorno (3 notti), con cena tipica, degustazione nei chioschi del Mercatino, visita al prosciuttificio e alla birreria, escursione nordic walking : in hotel a persona, mezza pensione 225€; in Albergo Diffuso da 205€ .

Un evento tutto da gustare è quello che si tiene domenica 12 dicembre a Raveo, deliziosa località carnica che fa parte dei Borghi Autentici d’Italia: in occasione di Sapori di Carnia tutto il paese si mette all’opera per preparare prodotti conservati secondo antiche tradizioni e piatti gustosi dai sapori dimenticati. Accanto a loro, i piccoli produttori agroalimentari della Carnia espongono le loro merci. Il paese (chiuso al traffico) s’addobba a festa con frasche di pino, pannocchie, bacche di bosco e le semplici decorazioni con cui la gente di montagna usava abbellire la casa nei giorni di festa e diventa un unico, grande Mercatino, dove si acquistano e degustano marmellate pregiate (come quella di olivello spinoso prodotta proprio a Raveo), mele, sidro e succo di mela, miele, salumi affumicati, formaggi vaccini e caprini, ortaggi, brovada,senza dimenticare i distillati e le grappe (pregiata quella al radicchio di montagna).Il percorso gastronomico è particolarmente ricco e inusuale: la prima tappa è il Borc da Vedue (Borgo della Vedova), dove sin dal mattino viene proposta la colazione della nonna con la possibilità di degustare la polente e brume (polentina tenera accompagnata dalla panna scremata dal latte munto la sera precedente), crostes di polente tal lat (le croste della polenta ammollate nel latte caldo), lis frìtules di cavoce (le frittelle di zucca) e tante altre prelibatezze. Via via, l’itinerario del gusto si snoda nei borghi successivi, dove si possono assaggiare i piatti tipici della tradizione carnica: cjarsòns (sorta di ravioli dal ripieno in cui si mescolano dolce e salato, piatto-simbolo di queste montagne)gnocchi con le prugne o di zucca, frico croccante e tenero di patate, frittate con cipolla e salame, salame cotto nell’aceto, patate bollite servite con i ciccioli di lardo oppure accompagnate al formadi frant, ricotta affumicata o frante, fagioli saltati in padella con la pancetta, minestrone con i fagioli e, per finire, gubana e dolci, panna montata a mano sul momento, grappe e distillati di produzione casalinga. In programma, laboratori del gusto e degustazioni guidate.
Pacchetto soggiorno (2 notti), con cena tipica e degustazioni nei chioschi del Mercatino, con pernottamento all’Albergo Diffuso di Ovaro € 155,00.

A Sutrio, l’antico borgo carnico ai piedi dello Zoncolan famoso per la lavorazione del legno, dal 19 dicembre all’Epifania si possono ammirare decine di straordinari presepi allestiti nei cortili, accanto ai fogolar (i tipici caminetti carnici) e sotto i loggiati delle sue case più antiche e belle, in una sorta di percorso sacro tra le vie del paese, che per l’occasione sono addobbate con grandi alberi di Natale in legno da riciclo, realizzati dagli artigiani del paese. A realizzarne un buon numero sono stati artigiani di Sutrio e dei paesi della Carnia, ma molti provengono da altre regioni italiane (ad iniziare dall’Alto Adige) e straniere, fra cui la Slovenia,la vicina Carinzia, la Germania. A fare da cornice, rappresentazioni dei vari momenti della Natività con personaggi in costume, degustazione di specialità tradizionali, musica. Cuore di Borghi e Presepi è il Presepio di Teno, un'opera eseguita nel corso di ben 30 anni di lavoro da Gaudenzio Straulino (1905-1988), maestro artigiano di Sutrio. L’opera, che riproduce in miniatura gli usi e i costumi tradizionali del paese, animati con ingranaggi meccanici, regala uno straordinario spaccato etnografico sulle tradizioni, la vita, i lavori, le usanze della montagna carnica.
Per vivere a pieno l’atmosfera natalizia, si può alloggiare a Borgo Soandri, l’accogliente albergo diffuso con le stanze (o meglio mini appartamenti con cucina arredati di tutto punto) ricavate dalla ristrutturazione di antiche case del paese. Pernottamento con prima colazione contadina, con prodotti carnici: 36€ . Pacchetti di 3 giorni (2 notti) B&B, con una cena tipica e una degustazione nei chioschi del Mercatino, ingresso al Presepe di Teno e visita guidata al Caseificio Alto But per conoscere da vicino come nascono il pregiato formaggio Latteria e le tipiche ricotte affumicate a € 130,00.


Per informazioni: Carnia Welcome, tel. 0433 466220, e-mail: info@carniawelcome.it, www.carnia.it.




sabato 27 novembre 2010

LO STAR SYSTEM AI FORNELLI NEL LIBRO DI WILMA DE ANGELIS “SPAGHETTI, WILMA, INSALATINA E UNA TAZZINA DI CAFFE’” (MURSIA)

I budini di Platinette, la peperonata di Rossana Casale, gli gnocchetti di Francesco Renga, gli involtini di Carla Fracci e persino un’insospettabile pasta e fagioli di Irene Grandi. Sono solo alcune delle ricette e degli aneddoti delle star a tavola che Wilma De Angelis racconta nell’autobiografia gastronomica “Spaghetti, Wilma, insalatina e una tazzina di caffè” (Mursia, pagg. 304, Euro 16,00), a cura di Lucio Nocentini.
Wilma è stata l’antesignana delle padelle in tivù: era il 1978 quando debuttò ai fornelli televisivi in Telemenù grazie a Paolo Limiti. In tanti anni di spettacolo e di cucina Wilma ha avuto in regalo da cantanti, attori, ballerini, amici non famosi, centinaia di ricette che ora mette a disposizione del pubblico con una formula originale: il risultato è un libro che si legge e si usa in cucina.
In questo libro c’è di tutto: dalla Milano del dopoguerra, ai rutilanti anni Sessanta, da una giovane Mina al suo debutto a Maria Scicolone, sorella di Sofia e madre dell’onorevole Mussolini che si appropria di una ricetta di Carla Fracci.
Tra un aneddoto e l’altro Wilma propone ricette, tutte da provare, di vera cucina casalinga. Niente di impossibile, ma neanche cose da fare in fretta e furia. Con Wilma il cibo e l’arte di mettere in tavola torna ad avere il sapore (e il sapere) dell’antica tradizionale orale, dove la ricetta anche del più classica carbonara può essere modificata con un piccolo trucco personale che la rende unica. Il segreto arriva direttamente dal ristorante dove mangiavano Gabriella Ferri, Franca Valeri e Ornella Vanoni.
Per chi vuole provare il piacere di assaggiare i piatti delle star, questa autobiografia gastronomica di Wilma de Angelis è un’occasione unica, che dopo una vita tra fornelli e palcoscenico a febbraio 2011 debutta sul grande schermo nel film Femmine contro maschi nei panni della mamma tenera e burrosa di Claudio Bisio.



venerdì 26 novembre 2010

Spaghetti ai Coltellacci



Gustosi, deliziosi, un piatto che può entrare nel menu della Vigilia di Natale. 
Ingredienti per 6 persone:
1 Kg di coltellacci
2 spicchi d’aglio
peperoncino
1⁄2 bicchiere di vino bianco
1 tazza di passato di pomodoro,
500gr. di spaghetti
olio

Peparazione:
Aprire a crudo i coltellacci (cannolicchi), che devono essere rigorosamente ancora vivi, lavarli ripetutamente in acqua fino a quando non saranno belli bianchi.Tritarli grossolanamente. Ricoprire il fondo di una casseruola con olio d’oliva extravergine e imbiondire l’aglio e il peperoncino,aggiungere i coltellacci e far ritirare a fuoco vivace tutta l’acqua che renderanno. Aggiungere il vino e quando sarà evaporato aggiungere il pomodoro e incoperchiare. Lasciare cuocere lentamente dopo aver aggiustato di sale. Cuocere gli spaghetti e quando saranno bene al dente, saltarli nel sugo. Spolverare a piacere con prezzemolo tritato.
(Fonte: Apt Versilia)

giovedì 25 novembre 2010

Fagioli all'uccelletto Diverse ricette per un piatto unico della Toscana




Ricetta ampiamente diffusa in tutta la Toscana. L'origine del suo nome, sulla quale ognuno ha pronta la propria versione,  è un vero mistero: secondo Pellegrino Artusi la definizione "all'uccelletto" è dovuta all'uso di particolari aromi. I fagioli infatti, vengono cotti con aglio e salvia, che tradizionalmente si usano per preparare l'arrosto di uccelletti.

Ingredienti
8 salsicce fresche
5 o 6 spicchi di aglio
3 o 4 ciocche di salvia fresca
500 gr. di passata di pomodoro
un bicchiere di vino bianco
400 gr. di fagioli cannellini lessati piuttosto al dente
olio di oliva
sale e pepe.

Preparazione
Bucherellare con una forchetta le salsicce, metterle in una teglia e farle rosolare a fuoco vivace per qualche minuto, quindi aggiungere gli spicchi di aglio interi e la salvia. Quando le salsicce saranno ben rosolate, irrorare con il vino bianco, far evaporare e aggiungere la passata di pomodoro. Far riprendere il bollore rigirando delicatamente, aggiungere sale e pepe e far cuocere per altri 7 o 8 minuti. Infine mettere nella teglia i fagioli e amalgamare delicatamente. Far cuocere ancora per 8 - 10 minuti a fuoco basso, avendo cura che niente si attacchi. Servire caldissimo. 
(Fonte: Apt Prato)

Crackers d’avena al rosmarino in fiore

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La vita a tratti è un vortice, di emozioni,  delusioni, di discese e risalite. Può anche essere liberatorio abbandonarsi all’inevitabilità delle cose. A volte sai quello che lasci ma non sai bene quello che trovi, meglio sarebbe ritrovare se stessi, tanto per cominciare, ma ci vuole del coraggio  :-)

io?….mi sto cercando….  ;-)

Mi sto cercando dentro le pieghe della mia vita, dentro i ricordi di me, di com’ero e di come sono diventata; mi cerco tra le parole affettuose delle mie amiche, tra i sorrisi e gli sguardi pieni di entusiasmo dei miei ‘alunni’; mi cerco tra i dolori che ancora conservo dentro di me senza riuscire a superarli, mi cerco dentro quei baci e quegli abbracci che m’ ‘innamorano’. 

La vita è comunque bella, anche se ci presenta il conto ogni tanto……. :-)

Lo pagherò, ma adesso ho solo bisogno di essere felice.

Poche certezze è vero……  ma un punto fermo, nella mia vita,  quello si, c’è………. i …..CRACKERS!!!

Ingredienti:

500 gr di pasta madre

300 gr di farina manitoba

100 gr farina d’avena

100 gr di acqua

60 gr olio evo

sale q.b. rosmarino e fiori di rosmarino

Procedimento:

1) Nella ciotola del Kenwwod far sciogliere la pasta madre con un pochino di acqua filtrata e leggermente tiepida.

2) Aggiungete  l’olio,  il rosmarino tritato e i suoi fiori.

3) Versate  le farine e impastate con il gancio  per circa 10 minuti poi aggiungete il sale. Continuate ad impastare per altri 5 minuti.

 

Deve risultare un impasto molto morbido ma non appiccicoso.

4) Trasferitelo sulla spianatoia e dividetelo in tre  o quattro parti che terrete coperte con un panno.

5) prendete un pezzettino alla volta appiattitelo e passatelo diverse volte attraverso la sfogliatrice  ripiegandolo ogni volta in tre come per la pasta sfoglia, poi  cominicate a renderlo sempre più sottile  diminuendo lo spessore e portando la sfogliatrice al 5.

6) appoggiate delicatamente le sfoglie sulla spianatoia bene infarinata, bucherellatele e tagliatele a rettangoli  che poi stenderete su una teglia ricoperta di carta da forno.

7) cuocete a forno caldo (230°) per circa dieci minuti.

8) sfornate e passate la superficie dei crackers, ancora caldissimi, con un pennello e una soluzione di acqua, olio e sale.

9) Metteteli a raffreddare.

Sono profumatissimi, croccantissimi… insomma…non perchè lo dico io…ma sono buoni :-)

 

Carini anche da  confezionare per un regalino da dare a qualcuno che vi è caro.

Ragazzi sgranocchiando e sgranocchiando facciamoci un giro su questa giostra che è la nostra vita! :-)

Vi aspetto!

Alla prossima

la vostra Pippi

;-)

mercoledì 24 novembre 2010

La Torta di Neccio o Castagnaccio di Stazzema



E' il dolce che più rappresenta questa regione, dal sapore unico, dal sapore invernale, un caminetto acceso, un buon vino passito e tante chiacchiere "dolci".
Ingredienti:
500g. di farina di castagne
200 g. di ricotta
7 noci
1 arancia
rosmarino olio, acqua, sale

Prepazrazione:

Tritate il rosmarino, la buccia di arancia e la noce. Setacciate la farina in un recipiente, aggiungete sale e poco alla volta acqua tiepida, fino ad ottenere un composto fluido. Dovete mescolare sempre onde evitare grumi. Unite alla crema il rosmarino, la buccia d’arancia e i gherigli che avete tenuto da parte. Mescolate bene, poi versate tutto in una teglia da forno, precedentemente oleata, fatelo cuocere a 190 gradi per circa 30 minuti e servite la torta calda con la ricotta.
(Fonte: Apt Versilia)

martedì 23 novembre 2010

La Mantovana, la torta tipica pratese




La ricetta originale di questo dolce ha origini ottocentesche, quando un noto pasticcere di Prato la ricevette in dono da due suore di Mantova, come ringraziamento per la sua ospitalità. Egli la rielaborò e la propose alla propria clientela che ne apprezzò il gusto. Da allora questo semplice ma delizioso dolce, si è tramandato nel tempo come specialità pratese.

Ingredienti
250 gr. di farina
200 gr. di burro, 200 gr. di zucchero
4 tuorli d'uovo
2 uova intere
(1 bustina di vanillina, 1 arancia facoltative)
80 gr. di mandorle pelate
20 gr. di pinoli,
zucchero a velo.

Preparazione
Sbattere le due chiare ed aggiungere uno per volta i sei tuorli, unire lo zucchero amalgamando bene poi, poco per volta unire la farina setacciata, il burro sciolto a bagnomaria, la vanillina e la scorza di arancia grattugiata. Imburrare bene una teglia di 24 cm di diametro e cospargere di zucchero a velo, mandorle tritate e un po' di farina. Versare il composto e distribuire sulla superficie le mandorle e i pinoli tritati finissimi. Mettere in forno a 160° per una cottura piuttosto lenta. Una volta sfornata spolverizzare con zucchero a velo e lasciar raffreddare.
(Fonte: Apt Prato)

lunedì 22 novembre 2010

Scottiglia Dalla tradizione contadina toscana una deliziosa zuppa di carni miste




La scottiglia è un piatto a base di pane raffermo condito con sugo di carni di vitello, maiale, pollo, tacchino, coniglio e – ma solo facoltativamente – agnello. La forma è quella tipica di una zuppa di carni miste, di color rosso scuro, dal sapore forte e strutturato e dal gradevole profumo. Si tratta di un tipico piatto contadino che veniva preparato soprattutto in occasione di visite di fattori, quando si era soliti “tirare il collo al gallo” e cuocere un gustoso sugo da versare su fette di pane raffermo. I vecchi boscaioli raccontano che era abitudine portare con sé nel bosco il “caldaino” con la zuppa di carne dentro, che all’ora del pranzo veniva scaldata e versata sul pane. Si ritiene che il termine “scottiglia” derivi da “carni scotte” o ricotte, a testimonianza del riciclaggio che le contadine facevano degli avanzi di frattaglie.

Ingredienti: peperoncino, prezzemolo, cipolla, rosmarino, salvia, sedano, aglio, sale, vino rosso, olio di oliva, pomodori passati, pane raffermo, carni di pollo, coniglio, agnello, vitello, maiale, brodo di carne. Si rosolano gli aromi naturali (peperoncino, prezzemolo, cipolla, rosmarino, salvia etc.) nell’olio extravergine di olivastra seggianese (rigorosamente), con le varie carni, cui si aggiunge anche il macinato di manzo e si attende la fine della rosolatura indicata da una variazione cromatica tendente al marrone scuro. Si aggiunge quindi vino rosso, si fa evaporare e si unisce il pomodoro e il brodo di carne fino a raggiungere la giusta densità per la zuppa. A questo punto ha inizio la cottura lenta e costante che va dalle tre alle cinque ore. Infine, si sistema il pane raffermo nel vassoio e si versa sopra la zuppa di carne.
(Fonte: Apt Amiata)

Rigatoni al torchio con sughetto ai porcini e maggiorana

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Bhè quando si dice amore a prima vista……..è una scintilla che scocca quando meno te l’aspetti, ti riempie la vita e non puoi più farne a meno. Cambia in meglio la tua esistenza con generosità e complicità.

Bene, io e lui stiamo ancora, appassionatamente, insieme. Il nostro amore non ha fine e ogni giorno scopriamo cose nuove di noi…..Me lo guardo, lo accarezzo, mi prendo cura di lui perchè è paziente e  mi regala sempre emozioni nuove. Insomma è un rapporto pieno di entusiasmo e di nuove scoperte. Non lo cambierei neanche per un milione di altri robottini.

Vi ricordate?

Ultimamente ho scoperto il torchio. 

In un we fatto solo di pioggia e grigiore una stella brillava nella mia cucina, mi sono divertita come fossi una bambina. Forse mi accontento di poco, non so,  fatto sta che vedere il tavolo ricoperto di pasta color oro, distesa ordinatamente ad asciugare, mi dà una soddisfazione come poche altre cose.

Ingredienti per i rigatoni:

500 gr di farina di semola di grano duro

4 uova

acqua q.b.

Procedimento:

Nella ciotola del Kenwood mettete la farina, poi utilizzando la  frusta a K azionate a velocità moderata ed aggiungete le uova una alla volta. L’impasto deve essere un pò sbriciolato quindi se risultasse troppo secco aggiungete poca acqua, se invece, al contrario dovesse essere troppo umido, correggete aggiungendo poca farina. La consistenza giusta si ha quando prendendo un pochino di impasto tra le dita e stringendolo, diventa bello compatto. Inserite il torchio sul corpo macchina e introducetevi l’impasto poco alla volta aiutandovi con un attrezzino apposito per schiacciare bene l’impasto nel torchio. Dopo pochi secondi vedrete uscire i rigatoni, decidete la lunghezza che preferite e tagliate di netto con la levetta, come nelle foto.

Ingredienti per il condimento (per 3 persone):

2 cipolline di tropea

3 salsicce

3 manciate di porcini secchi

3 cucchiai di  pomodorini secchi

maggiorana fresca

pepe di sechuan

olio evo q.b.

Procedimento:

tagliare molto sottilmente la cipolla

Nel frattempo avrete messo in ammollo in acqua tiepida sia i pomodorini che i funghi secchi. In questo modo si rimpolperanno entrambi.

In una wok mettete la cipolla e un filo di olio evo a soffriggere. Appena la cipolla diventa trasparente sbriciolate le salsicce e fatele rosolare .

Aggiungete poi i funghi e i pomodorini bene strizzati dall’acqua di ammollo e per ultimo le foglioline di maggiorana.

In una capiente casseruola portate ad ebollizione l’acqua,  salatela e aggiugete dell’olio. Una volta che l’acqua ha ripreso il bollore buttate la pasta (circa 100 gr a persona) e fatela lessare per circa 5/6 minuti.

  Scolatela e trasferitela nella wok dove la salterete insieme al sughetto che avrete preparato in precedenza. Se necessario aggiungete un pò di acqua di cottura. Aggiustate di sale e pepe (di sechuan).

E’ un primo velocissimo, molto sostanzioso e quindi vale anche come piatto unico.  In un periodo come questo, fatto di interminabili giornate grigio topo è l’ideale per dare un tocco di sapore e colore.

Alla prossima

la vostra

Pippi

:-)

Firenze Marathon 2010


Percorso più veloce per la Firenze Marathon del 28 novembre Il vicesindaco Nardella: “Sarà una bella giornata di sport per la città” Un nuovo volto per la Firenze Marathon. La classica fiorentina, in programma il 28 novembre e giunta alla sua XXVII edizione, propone quest’anno un percorso più scorrevole e ricco di fascino. Un nuovo tracciato che si annuncia molto più veloce e con un dislivello, fra partenza e arrivo, di circa 40 metri, nel pieno rispetto delle regole Iaaf. Si tratta di una grande novità nata dal comune impegno fra l’Amministrazione Comunale e gli organizzatori per dare un ulteriore impulso e prospettive di maggior qualità, all’evento internazionale della Firenze Marathon Il ritrovo è previsto nella stupenda terrazza panoramica di piazzale Michelangelo, elemento caratteristico e insostituibile di quella che è una delle 42 chilometri più affascinanti del mondo, con la linea di partenza nel viale Michelangelo da dove si scenderà verso piazza Ferrucci. Un’inversione che porterà gli atleti ad affrontare per la prima volta i viali fiorentini, ideali per rendere agevole il passaggio dei maratoneti ancora raggruppati, accompagnandoli, dopo aver sfiorato alcune delle antiche porte della città, verso la spettacolare area verde del parco delle Cascine. Da qui, un tuffo nella caratteristica atmosfera dell’Oltrarno e poi verso l’area di Varlungo, prima di tornare verso il cuore della città e affrontare il suo centro storico, attraverso strade ricche di storia, prima dell’arrivo nel palcoscenico di piazza Santa Croce.


http://www.comune.fi.it/opencms/opencms/citta/index.html

domenica 21 novembre 2010

D'EST 2010: E-motion to cohabit

mostra a cura di Aurora Fonda
in collaborazione con
Radmila Iva Jankovic

Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti
9 ottobre – 28 novembre 2010

Prosegue il dialogo con il mondo dell’arte contemporanea dei Paesi dell’Est europeo, che dopo il focus della passata edizione su Bosnia-Erzegovina, quest’anno vede Aurora Fonda del Centro Espositivo Pubblico Sloveno di Venezia e Radmila Iva Jancović del Museo d’arte Contemporanea di Zagabria, mettere a confronto una selezione di dodici autori, rispettivamente provenienti dalla Slovenia e dalla Croazia.

Si tratta di una prima presentazione di quella cultura frammentaria che nel corso del Novecento era conosciuta come Mitteleuropa: una "congerie" geografica vista come un paradigma della cultura postmoderna occidentale, caratterizzata da eclettismo e fluidità di valori, contrapposti al monolitismo dei due blocchi Est/Ovest.

Sin dall’antichità l’uomo ha sentito la necessità di costruire, di delimitare degli spazi, in modo da creare dei confini che agevolassero la sua percezione del mondo circostante.
La realtà, infatti, non è in alcun modo delimitata da frontiere, se non da barriere naturali; ma la condizione umana non riesce a concepire un mondo privo di quelle strutture, sia fisiche che mentali, che in qualche modo impongono dei limiti al nostro agire, offrendoci in cambio un senso di sicurezza.

Anche l’arte è un esempio di questa contraddizione: le opere nella loro struttura fisica concorrono a creare uno spazio nello spazio, siano queste installazioni o semplici quadri, che paradossalmente hanno la presunzione di superarlo, aprendo la mente del visitatore a una conoscenza più ampia, che si estende al di là dei confini dello spazio in cui sono esposte.

La mostra pone l'attenzione sullo scenario artistico contemporaneao dei due Paesi vicini e confinanti, evidenziando una serie di differenze/limiti economici, sociali, culturali e linguistici, che concorrono a creare situazioni fluide e che si recepiscono nelle opere d’arte presentate in mostra.

Dal punto di vista creativo, rimarcare la differenziazione e il dialogo significa prendere coscienza del concetto di limite attraverso una prospettiva nuova, quella degli artisti, che potrà svelare una scoperta interessante, dove il linguaggio del singolo è portavoce delle specificità della sua origine.

Dalla presentazione della mostra di Aurora Fonda

http://portale.comune.verona.it/nqcontent.cfm?a_id=26674

Sapori da re con la Mostra del Tartufo Bianco di San Miniato





Un profumo inebriante per le vie del centro storico di San Miniato. Si respira ogni anno, dal 1969, negli ultimi tre week di novembre ed è un profumo sopraffino, intenso che coinvolge i sensi. Un profumo e un sapore che fanno muovere buongustai, visitatori e semplici curiosi. Ogni volta sempre di più, tanto che l’edizione 2009 ha visto la presenza di oltre 60mila persone.

La Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Colline Sanminiatesi, giunta alla 40esima edizione, è una delle manifestazioni classiche del panorama nazionale per la promozione del famoso tubero ed è a tutti gli effetti un festival dei sapori del territorio.Tartufo è anche sinonimo di altre affermate manifestazioni che anticipano l’appuntamento di San Miniato, come Corazzano, Balconevisi, La Serra e San Miniato Basso o che la seguono, come Cigoli che promuove il tartufo marzolo.

sabato 20 novembre 2010

Filetto di Maiale ai profumi di provenza

Un filetto di maiale di circa 700 gr. Trito alla provenzale con maggiorana, timo, finocchietto, salvia e alloro e sale. Olio extra v.o.si cosparge il filetto alla mattina e si lascia in frigo. Una volta che la carne è pronta si pone sul fuoco direttamente in padella. Tre minuti a lato in modo da dare una piccola crosta che evita alla carne di perdere i succhi interni. Fuoco basso per una decina di minuti, ed ogni 5 minuti la si gira da ogni lato.
La carne va cotta a piacere, anche se il maiale non "piace" poco cotto. UN buon vino rosso, delle patate o dei finocchi gratinati. Il tocco personale da sempre l'originalità al piatto.

venerdì 19 novembre 2010

Tagliatelle della Pippi con ragù

  

http://iocomesono-pippi.blogspot.com

Impastare è un’operazione che ha la capacità di calmare i miei pensieri….li rende elastici, soffici. In questo periodo poi, in cui i pensieri si aggrovigliano su se stessi portandosi dietro emozioni forti, ho proprio bisogno di rendere tutto più fluido per farlo scorrere delicatamente aspettando che si apra uno spiraglio.

Non sono triste, tutt’altro, sono profondamente e totalmente felice. Mai come in questo momento ho osato sognare qualcosa per poi vederla realizzata  ancor più bella di quello che avevo immaginato. E mi chiedo… meriterò tutto questo? …..vedremo…… ;-)

Visto che avevo prodotto una bella quantità di ragù sorgeva il problema di come consumarlo….ho pensato di  fare delle tagliatelle leggere proprio per la piccola quantità di uova utilizzate nell’impasto.

Ingredienti:

500gr. di semola di grano duro

2 uova

pizzico di sale

acqua q.b.

Procedimento:

in realtà non c’è molto da spiegare per questo tipo di impasto, basta unire gli ingredienti ed impastare aggiungendo l’acqua poco alla volta. Lavorate l’impasto per una decina di minuti  finchè lo sentirete tenero, cedevole e liscio sotto le mani. Mettetelo a riposare per un’oretta o due sotto uno canovaccio o anche in frigorifero.

Il riposo permetterà all’impasto di diventare molto elastico e quindi  di poter essere lavorato e tirato  con il mattarello o la sfogliatrice in una sfoglia abbastanza sottile, ma anche questo dipende dai vostri gusti.

Arrotolate le sfoglie ben infarinate e tagliatele a strisce  della dimensione che più vi piace. Fate asciugare leggermente la pasta ben infarinata prima di utilizzarla.

Lessatela in acqua bollente salata  con l’aggiunta di un filo di olio in modo che non si attacchi durante la cottura. Scolatela e conditela con un bel ragù.

E’ un piatto semplice senza pretese che sanno fare tutti, uno di quelli che non va mai fuori moda.

Guardate…..c’è forse chi ne rifiuterebbe una forchettata????

Alla prossima

la vostra Pippi

:-)

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