venerdì 31 dicembre 2010

BUONE FESTE

A
CHI
AMA
DORMIRE
MA SI
SVEGLIA
SEMPRE DI
BUON UMORE.
A CHI SALUTA
ANCORA CON UN
BACIO. A CHI LAVORA
MOLTO E SI DIVERTE DI
PIU'. A CHI VA IN FRETTA IN
AUTO, MA NON SUONA AI SEMAFORI.
A CHI ARRIVA IN RITARDO MA NON CERCA
SCUSE. A CHI SPEGNE LA TELEVISIONE PER
FARE DUE CHIACCHIERE. A CHI HA UN SORRISO
PER TUTTI ANCHE QUANDO NON HA NULLA DA
SORRIDERE. A CHI E' FELICE IL DOPPIO
QUANDO FA A META'. A CHI SI ALZA
PRESTO PER AIUTARE UN AMICO.
A CHI HA L'ENTUSIASMO DI
UN BAMBINO MA
PENSIERI
DA UOMO.
A CHI
VEDE
NERO
SOLO QUANDO E' BUIO.
A CHI NON ASPETTA NATALE
PER ESSERE PIU' BUONO.

giovedì 30 dicembre 2010

Qualcosa di me………… e Buon 2011!

 

 

http://iocomesono-pippi.blogspot.com

E’ normale che allo scoccare del nuovo anno uno si guardi alle spalle, perchè  dietro c’è molto da guardare.

Nel mio caso c’è una bambina spettinata che ha introdotto un pò di ‘movimento’ in una famiglia fatta di persone tranquille e pacate.

C’è una ragazzina scatenata che amava ascoltare a volume indicibile  i suoi dischi preferiti …..

che adorava cantare e suonare la chitarra…..

che è poi  è diventata una donna  ed ha scoperto  la  ‘bellezza’ che c’è nel cucinare per gli altri….

che è cresciuta con alcuni libri meravigliosi che hanno segnato la sua vita, che ha custodito teneri   ricordi, come la macchina fotografica di papà…..

E adesso c’è una donna che sta scoprendo una passione sfrenata per la fotografia ……..

è anche da ciò che uno fotografa (e non solo da quello che cucina) che puoi capire e conoscere meglio una persona….guarda, queste foto… sono un pò di  me…….

:-)

 

E’ stato un 2010 pieno di soddisfazioni  grazie a questo mio piccolo spazio web; grazie a voi che mi seguite, che mi scrivete, che mi accompagnate senza mai lasciarmi sola in questa avventura, che mi sostentete con generosità. E’  stato però anche un anno di intensa riflessione, perchè quella bambina spettinata, che è ancora profondamente radicata in me,  sta per  tornare fuori! ;-)

Spero che questo nuovo anno ci accompagni verso una serenità ritrovata, è solo questa la cosa che vale veramente. Vi lascio quindi con un ‘sorriso’ pulito e pieno di promesse,  perchè sia benaugurante per tutti noi !

 

Buon 2011

con tutto il mio  cuore!

Pippi

:-)

Le Ricette Molisane: Pollo alla "Tiana"

Un pollo ruspante
una fetta di lardo di prosciutto
una cipolla
un ciuffo di prezzemolo
300 g di pomodori maturi
un bicchiere di vino bianco secco
un peperoncino
q. b. di sale
Fiammeggiate il pollo, per eliminare l'eventuale peluria, pulitelo e, dopo averlo lavato, tagliatelo a pezzi della giusta grandezza.
Versate l'olio in una "tiana" di terracotta, aggiungete un battuto di lardo cipolla e prezzemolo e fate soffriggere; unite il pollo e, appena sarà rosolato, continuate la cottura, inumidendo, di tanto in tanto, con il vino.
Appena il vino sarà del tutto evaporato, insaporite di sale e peperoncino, aggiungete i pomodori ed il prezzemolo tritato e fate cuocere a recipiente coperto ed a fuoco moderato, per circa un'ora, aggiungendo un goccio di acqua calda se necessario.
Per un "Pollo alla tiana", dal sapore ancora più intenso, aggiungete un paio di peperoni, tagliati a fette.

La festività molisana più popolare è quella di San Martino, che cade a conclusione di un ciclo stagionale.
Una festa che è, soprattutto, la celebrazione del mangiare, del bere e della convivialità, espressi attraverso modi, riti e credenze, testimonianze della commistione e sovrapposizione tra celebrazioni cristiane e cerimoniali pagani, tra i riti stagionali e le feste dedicate a Bacco, durante le quali si aprivano le botti.
L'11 novembre il mosto è diventato vino ed è pronto per essere svinato ed assaporato non senza gli augurali "Sante Martine per il pane e per il vino", accompagnati dagli immancabili segni di croce.
Molte, nel Molise, le tradizioni del giorno di San Martino: dalla "Pizza dei cornuti" di Busso a quella "con i soldi" di Jelsi; dalla "Pizza maleleveta" di Petrella fino alla "Pizza di San Martino" di Carovilli, una focaccia molto semplice, a base di farina uova acqua e cannella, segnata in tanti triangoli quante sono le persone presenti a cena, in ogni triangolo una sorpresa; dai piatti tipici di Agnone, le "Pallotte" con carne di maiale, profumatissime, morbide e succose immerse in un sughetto di pomodoro, ed il "Pollo alla tiana", accompagnati dalle castagne, arrostire sulla brace del camino, e da un bicchiere di vino novello al classico della cucina molisana, i "Cavatielle e carne 'e porche" di Castropignano, conditi con abbondante ragù di maiale e pecorino accompagnati dal vino nuovo.
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mercoledì 29 dicembre 2010

Le Ricette Molisane: "Vescottera"

650 g di farina tipo 0
2,5 dl di acqua tiepida
25 grammi di lievito di birra
30 g di sale
300 g di olio di oliva extravergine
un pugno di finocchietto selvatico

Versate metà della farina in una capace ciotola, aggiungete il lievito di birra sciolto nell'acqua tiepida, mescolando fino ad ottenere un composto omogeneo.
Copritelo con un telo pulito e lasciatelo lievitare per circa 12 ore.
Trascorso il tempo necessario, versate la restante farina sulla spianatoia, fate la fontana e aggiungete il composto lievitato, l'olio, il sale e la giusta quantità di semi di finocchioetto selvatico. Incorporate tutti gli ingredienti e lavorate il composto; da esso tagliate tanti pezzi, rotolateli uno per volta sulla spianatoia, fino a formare dei cilindri della lunghezza di circa 50 centimetri. Ripiegateli in due, attorcigliateli e formate il tarallo, unendo le due estremitá.
Quando avrete esaurito la pasta, allineate i taralli sulla spianatoia e fateli crescere in un posto riparato, per il tempo necessario. Raggiunta la giusta lievitazione, ponete sul fuoco un caldaio con abbondante acqua e portate a bollore; immergetevi delicatamente i taralli e, appena verranno a galla, estraeteli con la schiumarola e metteteli ad asciugare su un telo pulito per circa 3 ore.
Fate cuocere i taralli in forno preriscaldato a 190°, fino a quando saranno dorati; fateli raffreddare e gustateli subito, come più vi piace, o conservateli in scatole di latta, da cui il nome "Vescòttera", vi accompagneranno piacevolmente durante il giorno.

" L'eccezionale versatilità di questi biscotti ne fa una presenza quotidiana sulla tavola dei venafrani. Sono presenti in tutte le feste. A simbolo di abbondanza, venivano distribuiti ed offerti nelle ricorrenze; nei matrimoni si lanciavano dai balconi della casa della sposa con confetti e monete."
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martedì 28 dicembre 2010

Le Ricette Molisane: Polenta alla brigante

750 g di farina di granone
2 litri di acqua
300 g di salsiccia fresca
300 g di funghi porcini freschi
0,5 dl di olio di oliva extravergine
uno spicchio di aglio
un ciuffo di prezzemolo
100 g di formaggio grattugiato misto (50 g di pecorino e 50 g di parmigiano)
50 g di burro
una spolverata di pepe macinato al momento
q. b. di sale

Pulite i funghi, lavateli velocemente e tagliateli a fettine, quindi, fateli saltare in una padella con olio e aglio.
Salate, pepate, fate cuocere per 15 minuti e aggiungete un trito finissimo di prezzemolo.
Togliete i funghi dalla padella e nel loro fondo di cottura sbriciolate la salsiccia e fate cuocere per una decina di minuti.
Intanto preparate la polenta: versate nell'apposita pentola l'acqua necessaria, un cucchiaio di olio e un pugno di sale.
Appena bolle, fatevi cadere a pioggia la farina, poca per volta, per evitare la formazione di grumi e l'abbassamento della temperatura dell'acqua.
Mescolate di continuo la polenta con un cucchiaio di legno, sempre dallo stesso verso, senza spazientirvi, per circa un'ora.
A questo punto, continuando a mescolare, unite alla polenta una parte del condimento con salsiccia e funghi, una noce di burro e un'abbondante pioggia di formaggio.
Togliete la polenta dal fuoco e versatela sul tagliere bagnato. Con la lama di un coltello, anch'esso bagnato, stendete la polenta fino a raggiungere lo spessore di 2 centimetri e, aiutandovi con un bicchiere, ricavate da essa tanti dischi.
Disponete, in una teglia ben oleata, un primo strato di dischi di polenta, condite con una spolverata di formaggio, qualche cucchiaiata di salsiccia e funghi con il loro fondo di cottura e fiocchetti di burro.
Coprite con un secondo strato di polenta condita allo stesso modo e mettete in forno preriscaldato, a 180°, per 20 minuti, facendo gratinare la superficie.

L'accresciuto amore per il passato e la maggiore disponibilità alla convivialità hanno contribuito a riportare sulla nostra tavola la polenta, piatto solare, versatile e conviviale. La gialla fumante polenta, è sempre un invito all'allegria e allo stare insieme davanti ad un piatto, in cui le grosse cucchiaiate di polenta si alternano al condimento prescelto, o intorno ad un tagliere, su cui è stesa la polenta che attende di essere affettata, come vuole la tradizione col filo. La versatile polenta che, nelle diverse combinazioni può benissimo far fronte a un intero pranzo, dall'antipasto al dolce, senza correre il rischio di annoiare.
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lunedì 27 dicembre 2010

Strudel di mele

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Natale è appena passato.  E’ come un giro di boa, ci si guarda tra le mani e si fanno i conti  con la propria vita.

Io gli ho affidato parte delle mie paure e gli ho chiesto un pò di coraggio.

Il coraggio mi serve per non ‘soffocare’ quella traboccante voglia di vivere che è come un fiume in piena.

Mi serve perchè ho bisogno di essere felice, totalmente, senza riserve.

Mi serve perchè tra i mille strati della mia vita ne sta uscendo uno che credevo assopito. E mi piace questo strato…mi piace moltissimo!

:-)

Quindi se di ‘strati’ si parla, cosa ci può essere di meglio  di uno strudel dalle mille pieghe tutte generose  di sapori e di consistenze? Dalla tenera morbidezza della mela e dell’uvetta, alla croccantezza delle mandorle e dei pinoli tostati, dalla ‘ruvidezza’ del pangrattato,  all’impalpabilità della profumatissima cannella?

Ma sì… in fondo la vita è proprio come uno strudel,  fatta di tante sensazioni racchiuse in una superficie friabile e cedevole, più vai a fondo e più i ‘profumi’ di tutto il bello che la vita può contenere,  si sprigionano e a questo punto non devi far altro che lasciarti trasportare !

Al posto del panettone quest’anno ho optato per lo strudel alle mele, un classico intramontabile.

Ingredienti per la pasta strudel:

300 gr farina 00

100 gr di burro

2 albumi

pizzico di sale

acqua tiepida q.b.

Ingredienti per la farcia:

4 mele renette sbucciate e tagliate a cubetti

3/4 cucchiai di zucchero di canna

3/4 cucchiai di pangrattato

due noci di burro

50 gr di granella di mandorle

50 gr. di pinoli

buccia grattugiata di un limone

cannella in polvere

1/2 bicchierino di cognac

Per prima cosa impastiamo tutti gli ingredienti della pasta  aggiungendo l’acqua teipida poco alla vota. La Pasta deve essere lavorata a lungo sul piano di lavoro per renderla morbidissima ed elastica. Poi la faremo riposare per un’ora sotto una casseruola calda capovolta.

Nel frattempo cuociamo le mele tagliate a cubetti in una padella dove avremo messo una noce di burro, poi sfumiamo con il cognac, lasciamo evaporare e aggiungiamo lo zucchero di canna.

Facciamo insaporire  anche il pangrattato  con una noce di burro in un padellino e teniamo da parte. Tostiamo i pinoli e le mandorle, mettiamo l’uvetta in ammollo per dieci minuti in acqua tiepida.

Stendiamo la pasta in una sfoglia sottilissima, deve essere quasi trasparente, spennelliamo con del burro fuso e ricopriamola con le mele, il pangrattato, i pinoli, le mandorle, l’uvetta , la buccia grattugiata del limone e naturalmente la cannella.

Richiudiamo i lembi alle due estremità verso l’interno

e poi con estrema dellicatezza, perchè la pasta è sottilissima, cominciamo ad arrotolarlo su se stesso come nella foto qui sotto

Questa volta grazie al consiglio di Elisabetta Zamboni una mia cara amica, ho fatto cuocere lo strudel a corona per renderlo un pò più sfizioso per la notte di Natale

Cuocetelo a 180° per circa 30/35 minuti fatelo intiepidire prima di servirlo in modo che la pasta e la farcia si rassodino leggermente.

 

Che altro dire?

Buone Feste a tutti, miei cari amici lettori !!!!

Alla prossima

Pippi

;-)

venerdì 24 dicembre 2010

Le Ricette Molisane: "Ru Muacche"

750 g di farina di granone
2 litri di acqua
1/2 dl di olio di oliva extravergine
4 fette di ventresca fresca
4 pezzi di salsiccia fresca
4 patate di media grandezza già lessate
400 g di funghi porcini
2 peperoni rossi abbastanza grandi
un peperoncino
½ dl di vino bianco secco
abbondante formaggio di mucca fresco grattugiato
q. b. di sale

Versate l'olio in un tegame di terracotta e fatevi rosolare le fette di ventresca e la salsiccia.
Intanto lavate i peperoni, asciugateli e, dopo aver eliminato i torsoli con i semi ed i filamenti, tegliateli a fette.
Aggiungete i peperoni al condimento, insaporite di sale e di peperoncino e continuate la cottura, mescolando con un cucchiaio di legno.
Intanto, pulite accuratamente i funghi con la lama di un coltello, per eliminare la parte terrosa; strofinateli con un canovaccio umido, tagliateli a fette piuttosto grosse, uniteli alla carne ed ai peperoni e terminate la cottura, sfumando con un po' di vino.
Versate l'acqua in una pentola, aggiungete un pugno di sale, un cucchiaio di olio e le patate tagliate a tocchi e schiacciate e, prima che l'acqua alzi il bollore, fatevi cadere la farina a pioggia, mescolando di continuo.
Portate a cottura la polenta e, con la ritualità di sempre, conditela alternandola ad uno strato di condimento ed una pioggia di formaggio. Terminate il restante condimento, il tutto accompagnato da tocchi di ventresca e di salsiccia, fette di peperoni e funghi e con abbondante formaggio.

Non da meno "Ru mucche" di Carovilli e "Ru muocche" di Poggio Sannita. Il primo è una consistente polenta di farina di mais e patate, tagliata a fette e condita con salsiccia di fegato, ventresca ed abbondante formaggio di mucca o di capra fresco che, al calore della polenta, sciogliendosi nel condimento, determina una gustosa cremosità. Il secondo è una semplice polenta, condita, a mezza cottura, con cicerchie, precedentemente lessate, e un soffritto di olio aglio e peperoncino. E, accanto ad esse, "Lu muacche ne lu pantane de Civeta de Bujane", letteralmente la polenta nel pantano. Una polenta raccolta a cucchiaiate e versata in un sugo, abbondante e lento, di pancetta, ventricina, salsiccia e peperoncino, in modo che vi galleggi.
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mercoledì 22 dicembre 2010

Buon Natale a tutti!!!


Natale? Che dire? A me piace l'atmosfera che vivo prima del fatidico giorno. Grandi aspettative, idee di cambiamento. Poi mi rendo conto che mai nulla cambia. Sono solo io... solo la mia mente immagina e proclama grandi ideali. Gli stessi ideali presenti in me ogni giorno di tutto l'anno. Ideali che vorrei anche attribuire ad altri. Non sempre accade. Non sempre gli altri condividono...
Così mi accontento delle lucette che mi rallegrano la notte e degli alberelli addobbati... Le carte colorate dei doni, le mille statuine dei presepi, i campanellini, le palline degli alberi... Senza questi colori e suoni il Natale non sarebbe Natale. Quando arriva il 25 tutto torna alla normalità... Conto i danni e le delusioni e le sorprese... sì perché spesso ce ne sono. La realtà per fortuna supera sempre la mia immaginazione... è bello anche sbagliare... Magia del Natale?

Ciambella al mais con ananas

Ingredienti per 8/10 porzioni.

farina bianca 150gr;
farina gialla di mais 70gr;
fecola 70gr;
farina di mandorle 40gr;
margarina light 200gr;
Dietor 18gr;
5 uova;
una bustina di vanillina;
un ananas fresco;

Tempo 1,5 ore.
Difficoltà media.

Preparazione:
lavorate la margarina con uno sbattitore elettrico, fino ad ottenere una crema soffice e chiara.
Aggiungete il Dietor, la vanillina e due uova intere, continuando a sbattere. Amalgamate poi, uno alla volta, i tre tuorli delle uova rimaste, le chiare verranno montate a neve e unite con molta delicatezza.
Aggiungete le farine e mescolate, sempre con delicatezza, fino ad ottenere un impasto morbido liscio ed elastico.
Spennellate con poca margarina fusa uno stampo a ciambella, infarinatelo e disponete sul fondo circa metà delle fette di ananas. Versatevi sopra l'impasto e aggiungete le rimanenti fette di ananas tagliate a pezzetti.
Infornate a 175° e lasciate cuocere per circa 50 minuti. Fate intiepidire la ciambella prima di sfornarla.
Togliete il dolce dal forno, lasciate intiepidire prima di levare la torta dallo stampo e servitela ancora tiepida o a temperatura ambiente.
La versione tradizionale della ricetta prevede:200gr. di burro, 200gr di zucchero, 4 uova anzichè 5, 140gr di farina bianca, 100gr di farina di mandorle e niente fecola).

lunedì 20 dicembre 2010

Le Ricette Molisane: Maccarune ch' hiucce

400 g di maccheroni
250 g di cavolfiore
q. b. di mollica di pane casereccio raffermo
mandorle tostate tritate a piacere
2 spicchi d'aglio
½ dl di olio di oliva extravergine
grani di pepe nero
q. b. di sale

Pulite il cavolfiore, prendendo solo le cimette, lavatele, sgocciolatele e versatele in una pentola con acqua bollente salata.
A mezza cottura, aggiungete la pasta; intanto, sbriciolate finemente la mollica di pane e fatela soffriggere in una padella con l'olio, nel quale avre-te fatto imbiondire l'aglio.
Scolate la pasta ed il cavolfiore, versateli in una "spasa" e condite con l'olio amalgamato alla mollica.
Spolverate di pepe e distribuite equamente le mandorle tritate, mescolate e servite caldissimo.

Una variante di questo piatto tipico di Venafro è la "Pasta, ricotta e cavolfiore", in cui la mollica di pane è sostituita da 400 g di ricotta di pecora, stemperata con un po' di acqua di cottura della pasta, e formaggio pecorino grattugiato, con l'aggiunta di una buona spolverata di pepe.
http://www.moliseturismo.eu/web/turismo/turismo.nsf/0/A37EA42B2E01930EC12575D8002BD48C?OpenDocument

domenica 19 dicembre 2010

Le Ricette Molisane: "Susamielle" di Lucito

Un kg di farina 00
500 g di miele
400 g di mandorle sgusciate
2 arance non trattate
4 chiodi di garofano
una spolverata di cannella
acini di pepe a piacere

Mettete le mandorle in acqua bollente per qualche minuto, eliminate la pelle, allargatele sulla placca del forno e fatele tostare.
Versate la farina sulla spianatoia, fate la fontana e nell'incavo versate il miele sciolto a calore moderato. Unite le mandorle, la buccia delle arance tagliata finemente a listarelle e spezzettata, i chiodi di garofano pestati ed un'abbondante spolverata di pepe macinato al momento. Incorporate tutti gli ingredienti ed amalgamateli, fino ad ottenere un composto omogeneo, piuttosto consistente.
Dividetelo in pezzi, arrotolateli sulla spianatoia, formando dei cilindri. Disponeteli sulla placca del forno oleata ed infarinata e fateli cuocere, in forno preriscaldato, a 170°, per il tempo necessario.
A cottura, toglieteli dal forno, fateli intiepidire e tagliateli a fette dello spessore di 1 o 2 cm. Rimettete i "Susamielle" in forno e fateli tostare per una decina di minuti.

I "Pepatielle" all'uso di Belmonte sono ottenuti da un impasto di uguale quantità di farina miele e mandorle, aromatizzato con buccia grattugiata di limoni, arance e mandarini, con l'aggiunta di bicarbonato pochissimo pepe e vanillina. A Isernia, invece, l'impasto dei Pepatelli è ottenuto con 400 g di miele mescolato a 200 g di mandorle e a quel tanto di farina necessaria ad ottenere un composto piuttosto consistente, aromatizzato dalla buccia di un'arancia e pepe abbondante. Questi pepatelli, che si conservano a lungo, sono ottimi e gustosi ammorbiditi nel vino cotto.
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venerdì 17 dicembre 2010

Le Ricette Molisane: "Coppe" di Agnone

2,5 dl di acqua
250 g di farina 00
un cucchiaio di olio di oliva extravergine
un pizzico di sale
400 g di miele
50 g di zucchero
350 g di scaglie di cioccolato fondente
50 g di cacao amaro
200 g di mandorle pelate e tritate
400 g di gherigli di noci tritati
un limone ed un'arancia non trattati
una stecca di cannella
un cucchiaino di polvere di caffè

Per le "Coppe", in una ciotola amalgamate farina olio sale e acqua, mescolando per evitare che si formino grumi.
Fate scaldare per bene sul fuoco l'apposito ferro, leggermente unto, quindi fatevi cadere una cucchiaiata di pastella, chiudete lo e fate cuocere la "cialda" da entrambi i lati; toglietela dal ferro delicatamente e con le forbici rifilate per bene i bordi fino ad aver eliminato la pasta fuoriuscita. Mettete la "Coppa" sul tavolo e su di essa appoggiate un peso per evitare che, raffreddandosi, si accartocci. Continuate così fino a esaurire l'impasto.
Per il ripieno, in una casseruola, un tempo era utilizzato l'apposito tegame di rame stagnato, fate sciogliere il miele a bagnomaria, unite lo zucchero caramellato a parte e fate cuocere per circa 30 minuti, mescolando con un cucchiaio di legno, fino a quando il composto farà il filo.
Aggiungete il cioccolato, il cacao, le bucce di arancia e di limone tagliate a filetti, la cannella, il caffè, il trito di noci e mandorle e, sempre a bagnomaria, lasciate insaporire tutto insieme, per una decina di minuti, mescolando. Lasciate in caldo il composto sul bagnomaria e stendete una cucchiaiata di ripieno su una "Coppa", in modo da coprirla interamente per lo spessore di mezzo centimetro; sovrapponeteci un'altra "Coppa", schiacciandola leggermente, e mettetela subito sotto un peso. Riempite, allo stesso modo tutte le "Coppe", disponetele a torre di dieci e mettete pressate sotto una tavoletta per 2 0 3 ore, quindi conservatele in luogo asciutto.
Per la preparazione delle "Coppe", è necessario il tipico ferro, facilmente reperibile dai ramai di Agnone. Con la dose indicata, si ottengono circa 50 cialde o "ferrate" o "coppe". Molte sono le varianti del ripieno: nelle "Ostije rechiene" sono previsti 500 g di mandorle, pelate, tostate e sfilettate, amalgamate con 600 g di miele, 75 g di zucchero e un pizzico di cannella. L'origine delle "Coppe" è nella cucina dei monasteri, in particolare, in quella delle Clarisse del convento di Agnone, capaci di trasformare i prodotti che ricevevano in abbondanza, sia come offerta sia come pagamento del fitto dei terreni. Così, miele, noci e mandorle diventavano gli ingredienti di questo particolare dolce particolare che, uscito dalle mura del convento, divenne tradizionale.
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giovedì 16 dicembre 2010

Spezzatino di vitello con mele renette e melissa (in pentola a pressione WMF)

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“Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra…tutti giù per terra”….delirio organizzato lo definisce un amico…..io non so come definirlo: vorticoso rimbalzo di pensieri, idee, progetti, speranze, sogni, desideri… è tutto così denso nella mia testa, in questo periodo, che non riesco a distinguere dove finisce una cosa e dove ne inizia un’altra. Confondo  i progetti con le speranze, i sogni con i desideri…. o forse è esattamente il contrario? Non lo so più.

E quando la testa è troppo stanca per elaborare..  entra in gioco qualcosa di più profondo che mi confonde ancora di più. Non va mica bene ….  :-)

Ho bisogno di muovermi, conoscere, guardare, capire… soprattutto, capire.

Trovare una spiegazione. Una motivazione a tutto questo. La troverò. Ne sono certa. Devo pur dargli un nome.

Nel frattempo che medito sulle mie “vorticosità mentali”, preparo uno spezzatino veloce, veloce  utilizzando la mia magica pentola a pressione  Perfect Plus di WMF.

Ci vogliono appena 20 minuti.

Ingredienti:

500 gr. bocconcini di vitello

3 cucchiai di olio

una mela renetta

1 bicchiere di vino bianco secco

una manciata di foglie fresche di melissa

un cucchiaio di tandoori masala

buccia di limone

sale pepe

noce di burro

Tagliare  sia la carne che le mele a cubettoni.

Affettare la cipolla e farla rosolare con poco olio. Aggiungere i bocconcini di vitello e  farli  sigillare rigirandoli bene con un cucchiaio di legno, sfumare con il vino. Aggiustare di sale e pepe. Aggiungere la tandoori masala e mescolare.

Chiudere la pentola a pressione con il coperchio (per la spiegazione su come utilizzare la pentola a pressione in questione andate qui )

portate a pressione a fuoco vivace e aspettate che sia visibile il secondo anello arancione, da questo momento abbassate il fuoco al minimo e  cuocete per 15 minuti. Fate sfiatare, aprite il coperchio e aggiungete le mele, richiudete  e cuocete per altri 5 minuti. Aprite la pentola a pressione  togliete lo spezzatino e le mele, fate restringere leggermente il sugo e, se volete, per renderlo un pò più cremoso potete aggiungere una noce di burro.

Servite cospargendo con la melissa fresca tritata  e la buccia di limone grattugiata.

E’ un piacevolissimo spezzatino fruttato a cui il mix di spezie, tandoori masala,  dona una nota esotica molto particolare.

E con questa ricetta  ringrazio pubblicamente la WMF  Italia per la fiducia che ha riposto in me.

:-)

Grazie!

 

Alla prossima

la vostra Pippi

(chef per un giorno)

;-)

mercoledì 15 dicembre 2010

Le Ricette Molisane: Zuppa di Baccalà e Finocchi

4 teste di finocchi
800 g di filetto di baccalà già spugnato
un dl di olio di oliva extravergine
un ciuffo di prezzemolo
un ciuffo di foglie di finocchio
una manciata di uvetta sultanina
un pugno di pinoli
uno spicchio di aglio
q. b. di sale

Pulite i finocchi privandoli delle foglie esterne più dure e tenendo da parte i gambi centrali teneri. Lavateli accuratamente, tagliateli a spicchi e lessateli in abbondante acqua salata in ebollizione.
A mezza cottura, togliete i finocchi dal fuoco, sgocciolateli per bene e disponeteli in un unico strato in una "tiella" di terracotta abbondantemente oleata.
Adagiate su di essi il baccalà, in precedenza tagliato a pezzi e privato della pelle e delle lische.
Condite con abbondante olio, prezzemolo e gambi di finocchio tritati finemente, pinoli ed uvetta. Salate e fate cuocere, a recipiente coperto ed a fuoco moderato, aggiungendo quel tanto d'acqua necessaria, meglio se quella di cottura dei finocchi.

Per questa preparazione utilizzate i finocchi "femmina", dalla forma allungata, che sono ottimi cotti; i "maschi", dalla forma tondeggiante, invece, sono buoni crudi, ad insalata o in pinzimonio.
In molti paesi molisani, il pranzo della Vigilia di Natale è, ancora oggi, a base di Zuppa di finocchi e baccalà o di Scarola con acciughe capperi pinoli ed olive nere o, ancora, di maccheroni di casa con noci triturate e baccalà.
La cena della Vigilia era molto più elaborata.
Tra i primi, tutti di magro, gli spaghetti conditi con le alici o con il sugo di capitone o di anguille, fino agli spaghetti con acciughe e mollica di pane fritta nell'olio.
Di magro anche i secondi: anguille e capitoni con sugo di pomodori oppure arrostiti alla brace del "ciocco", contornati da cavolfiori bolliti o fritti, irrorati di mosto cotto; baccalà al forno nel ruoto con olive, finocchi e mollica di pane.
E, poi, i tanti contorni: l'insalata di arance; le lessate di fave, fagioli, ceci, lenticchie, in una specie di ribollita condita solo con un filo d'olio di oliva; l'insalata verde con noci, olive e finocchi.
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martedì 14 dicembre 2010

Sfornato di patate

Un Kg di patate a pasta gialla
2 uova
150 g di caciocavallo
150 g di prosciutto di montagna a fette spesse
formaggio grattugiato a piacere
100 g di burro a pomata
2 cipolline fresche
un ciuffo di prezzemolo e di basilico
un mazzetto di ruchetta
grani di pepe a piacere
q. b. di pane grattugiato
q. b. di sale

Lavare le patate e mettetele a cuocere con la buccia in una pentola, coperte di acqua salata. Scolatele e, ancora calde, sbucciatele e passatele con lo schiacciapatate.
In una padella fare imbiondire le cipolline con 2/3 del burro, unite la ruchetta, pulita e lavata, e fate insaporire per qualche attimo.
Mescolate il composto alle patate e unite le uova, il caciocavallo e il prosciutto a tocchetti, un'abbondante manciata di formaggio e una spolverata di pepe.
Aggiustare di sale e amalgamate.
Versare il composto ottenuto in una teglia imburrata e spolverata uniformemente di pangrattato, pressatelo bene, facendolo ben aderire al recipiente. Cuocete in forno per 20 minuti; appena tiepido, rovesciate lo "Sformato" su un piatto tondo da portata e servitelo tagliato a fette.

La prima domenica di Settembre, a Rionero Sannitico, si svolge la "Sagra della patata nostrana". La Sagra prevede un concorso, che coinvolge quasi tutte le famiglie del Paese nella preparazione del piatto più buono e più bello esteticamente, e la degustazione di una grande varietà di piatti a base di patate. Tra essi, i caratteristici "Nidi"; la "Pizza Berenice", con patate latte burro e prosciutto; "Re zullitte", ciambelline dolci con le patate. E, poi, il pane, che contraddistingue la piccola comunità: il pane di Rionero è impastato con le patate, precedentemente lessate e schiacciate.
A San Giovanni in Galdo, invece, la "Sagra di pasta e polpette", con degustazione di pasta di casa, le "Nocchette", condite con ragù di carne mista e abbondante formaggio, e la "Pastina in brodo" di gallina ruspante.
A Frosolone, a Colle dell'Orso, viene confezionata dagli allevatori della zona, con latte di giornata, la "Treccia più lunga".
http://www.moliseturismo.eu/web/turismo/turismo.nsf/0/50DF73AFD52EE8A6C12575DD002DC286?OpenDocument

lunedì 13 dicembre 2010

Le Ricette Molisane: "Nnoglia" e Cicoria in brodo

Un kg di cicoria campestre
una "nnoglia"
formaggio pecorino grattugiato a piacere
q. b. di sale
tocchetti di pane raffermo a piacere

Pulite la cicoria, eliminando le foglie esterne più dure e le impurità, lavatela accuratamente e lessatela in abbondante acqua salata.
Intanto preparate il brodo: mettete in una pentola circa un litro e mezzo di acqua ed appena alzerà il bollore fatevi cuocere a fuoco moderato la "Nnoglia"; quando il brodo sarà pronto unitevi la cicoria ben strizzata e tagliata.
Fate insaporire la verdura per circa quindici minuti, versatela poi con il brodo in una zuppiera, spolverizzatela di formaggio ed accompagnate la cicoria e la "Nnoglia", cucinate in questo modo, con tocchetti di pane fritto o abbrustolito.

Le "Nnoglie", ormai completamente scomparse, venivano preparate per recuperare l'intestino del maiale. La trippa dell'animale, condita con aglio, sale e peperoncino e profumata con semi di finocchione selvatico, foglie di lauro e bucce di arance, era insaccata in una larga budella e sottoposta ad un'attenta essiccazione ed affumicatura. Le "Nnoglie" sono ottime cotte in brodo con la cicoria o fritte con le uova o semplicemente arrosto.
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domenica 12 dicembre 2010

Agnello "casce e ova"


Un chilo di carne d'agnello
un dl di olio d'oliva extravergine
una fetta di lardo di prosciutto
un bicchiere di vino bianco secco
mezza tazza di brodo
una cipolla
200 g di formaggio parmigiano e pecorino grattugiati
noce moscata a piacere
8 uova
un ciuffo di prezzemolo
una spolverata di pepe
mezzo limone
q. b. di sale

Versate l'olio in un tegame, unitevi un battuto di lardo, cipolla e prezzemolo e fate appassire dolcemente a fuoco lento.
Aggiungete l'agnello tagliato a piccoli pezzi e fatelo rosolare a fuoco vivo, quindi, spruzzatelo col vino e, quando questo sarà evaporato, bagnate la carne col brodo caldissimo. Insaporite di sale, pepate se vi piace, e lasciate cuocere dolcemente.
Intanto preparare il "casce e ova": in una ciotola battete le uova con il formaggio, aggiungete un pizzico di sale, il prezzemolo tritato ed una grattata di noce moscata.
Adagiate l'agnello con il suo sughetto in una teglia, aggiungetevi il " casce e ova", cercando di distribuirlo per bene ed infornate a 150° per circa 20 minuti, fino a quando sulla superficie si sarà formata una crosticina dorata.

Se volete rispettare fino in fondo la tradizione, vi consigliamo di aggiungere al "casce e ova" un po' di mollica di pane casereccio rafferma, così come si faceva un tempo, per compensare lo "sfreddo" della carne e a noi restituisce il sapore della memoria.
La memoria delle tradizioni pasquali e della "Sfilata dei mietitori" che, a Castellino del Biferno, il 19 luglio, accompagnava la processione della Madonna del Carmine. I mietitori erano seguiti dalle donne, che portavano sulla testa grandi "spase", con teglie di "casce e ova" e "Canneroni forti", maccheroni conditi con abbondante peperoncino e formaggio.

sabato 11 dicembre 2010

"Terdeglioni" di Colli al Volturno

750 g di farina di granone
2 l di acqua
un pugno di sale grosso
qualche cucchiaio di olio di oliva extravergine
un kg di cime di rape
un dl di olio di oliva extravergine
una fetta di ventresca
uno spicchio di aglio
q. b. di sale
peperoncino piccante a piacere
formaggio pecorino grattugiato a piacere

Per la polenta, ponete sul fuoco una capace pentola con l'acqua e il sale necessari, aggiungete l'olio e appena alza il bollore, fatevi cadere "a pioggia" la farina, mescolando energicamente, con un grosso cucchiaio di legno, per evitare che si formino grumi. Fate cuocere per circa 40 – 50 minuti.
Mentre la polenta cuoce, pulite accuratamente le cime di rape, lavatele, sgocciolatele e fatele lessare in abbondante acqua salata. A mezza cottura scolatele e fatele saltare in padella con un soffritto di olio aglio leggermente schiacciato e ventresca a tocchi. Aggiungete un pizzico di sale e peperoncino e fate insaporire tutto insieme a recipiente coperto.
Appena la polenta acquisterà la giusta consistenza, coprite il fondo di una "spasa" con qualche cucchiaiata di condimento, quindi, alternate uno strato di polenta, disposta a cucchiaiate, a uno strato di cime di rape con il loro condimento e una spolverata di formaggio.
Terminate con cime di rape tocchi di ventresca e formaggio.

"La polenta, fino a qualche tempo fa, costituiva l'unico pasto preparato ogni santo giorno dai contadini, che dovevano coniugare il pranzo con la cena e fare i conti con il grano e con il mais per riuscire a superare il giro del sole durante tutte le stagioni".

venerdì 10 dicembre 2010

Le Ricette Molisane: "Patane e fasciuole pestate" di Sessano

300 g di fagioli del pastore
800 g di patate
2 coste di sedano
una cipolla
un peperoncino piccante
150 g di ventresca
½ dl di olio di oliva extravergine

La sera precedente, pulite i fagioli e metteteli a bagno in abbondante acqua, pari al doppio del loro volume, un tempo si usava quella piovana, perché più pura e senza minerali.
Trascorso il tempo indicato, nella classica "pignata" di terracotta fate cuocere i fagioli, a fuoco moderato, nella stessa acqua in cui li avete tenuti a bagno, con l'aggiunta di sale mezza cipolla e una costa di sedano.
Pelate le patate, lavatele e tagliatele a fette dello spessore di un centimetro e mezzo, mettetele in una pentola, coperte di acqua, aggiungete l'altra cipolla, il sedano e il sale necessario e portate a bollore.
Quando le patate sono cotte, unite i fagioli con la loro acqua e fate insaporire tutto insieme per alcuni minuti; scolate una parte dell'acqua di cottura e con un cucchiaio di legno "pestate" i fagioli e le patate, fino a farli diventare una crema.
Aggiungete un soffritto di olio ventresca a piccoli pezzi e peperoncino piccante. Fate insaporire e gustate la crema di fagioli e patate, fredda o calda, accompagnata a fette di pane casereccio, possibilmente "ascate".

Piatto tipico della cucina pastorale, meglio conosciuto come "'U pastone". Un piatto che, ancora oggi, si usa preparare a Sessano e Pietrabbondante. I fagioli sono quelli del "pastore", piccoli, marroni, con una buccia sottile a puntini, propri delle zone di montagna dell'Alto Molise. La cottura è quella tradizionale con i fagioli, messi a cuocere accanto al focolare nella "pignata" di terracotta, e le patate nel caldaio di rame appeso alla catena.
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giovedì 9 dicembre 2010

Insalata di finocchi al vapore aromatico (Vitalis WMF)

http://iocomesono-pippi.blogspot.com

Proprio oggi un’amica mi diceva che il mare ha su di lei un effetto terapeutico. Anche per me è così. A volte ho proprio bisogno di guardarlo per stare bene. Ma il mare  suscita in me anche sentimenti contrastanti. Mi attrae e nello stesso tempo la sua vastità mi fa paura. Le sue acque cristalline mi invogliano a tuffarmi  e  adoro sguazzarci dentro ma non riesco ad allontanarmi troppo dalla riva, il vuoto sotto i piedi non mi piace. Lo ‘uso’ come lo usano i bambini. Non ci nuoto…..ci sto in ammollo o lascio che le onde  lambiscano  le mie gambe ma saldamente rimango ancorata alla battigia. Però mi commuove.

Sono un vero disastro :-)

Parlare di mare in una giornata grigia come oggi sembra quasi un controsenso, ma ho letto da qualche parte che il blu <<è il colore del silenzio, della calma e della tranquillità. La sua percezione sensoriale equivale alla dolcezza, la sua emozione alla tenerezza>> non sono cose bellissime? 

Allora ho pensato  di utilizzare il BLU come sfondo per questo piatto così semplice e delicato soprattutto nella cottura.

Ho utilizzato il set per la cottura a vapore aromatica Vitalis di WMF, un sistema innovativo e intelligente perchè il coperchio è dotato di un termometro per regolare la giusta temperatura di cottura a seconda del tipo di alimento!

Ingredienti:

2 finocchi

4 scalogni

30 ml di olio evo

il succo di un’arancia

la scorza grattugiata di un’arancia

200 ml di vino bianco secco

2 rametti di timo

peperoncino macinato / pepe

60 ml di olio evo per la  salsina

Procedimento:

Nella vitalis soffriggete leggermente due scalogni tagliati a fettine senza che si coloriscano troppo. Diluite con il succo di un’arancia e il vino, aggiungete la scorza grattugiata e i due rametti di timo. Portate ad ebollizione.

Lavate i finocchi togliete le foglie più esterne divideteli a metà e tagliateli a fette sottili aiutandovi con una mandolina. Tenete da parte la barba verde del finocchio.Tagliate anche due scalogni a fettine sottili e mescolatele ai finocchi.

Disponete le verdure nel cestello, inserite il cestello nella vaporiera

chiudete il coperchio e a fuoco piuttosto alto portare la temperatura a 80/85°. Abbassate al minimo e cuocete 8 minuti circa.

Le verdure devono risultare croccanti.

Trasferitele in un piatto da portata. Rimettete la pentola Vitalis sul fuoco facendo restringere per qualche minuto il liquido di cottura, filtratelo con un colino in una ciotola e poi aiutandovi con una forchetta o un mixer ad immersione emulsionate la salsa aggiungendo l’olio evo a crudo. Regolate di sale e aromatizzate con peperoncino o pepe. Condite i finocchi e serviteli tiepidi.

Sono gustosissimi e accompagnano  benissimo i crostacei o i pesci cotti alla griglia o al vapore.

Alla prossima

la vostra Pippi

:-)

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